A seguito del tavolo tecnico relativo all’area 13, stanno giungendo in questi giorni alle emittenti televisive campane le comunicazioni della DGSCER del MSE-Com propedeutiche all’avvio dei procedimenti di assegnazione dei diritti d’uso temporaneo delle frequenze DVB-T.
Si tratta, come nei casi precedenti, della trasmissione degli elenchi impianti come risultanti dal data-base della DGPGSR del MSE-Com (i cui dati non necessariamente coincidono coi quelli del catasto impianti dell’Agcom, frutto di mere dichiarazioni degli operatori), di norma a seguito delle informazioni nel tempo rese dagli Ispettorati territoriali. Con tali missive la DGSCER invita i destinatari a verificare se, rispetto ai dati registrati (di cui è fornito l’estratto specifico), vi siano state delle modifiche impiantistiche o delle successioni nella titolarità non contemplate, comunicandole (ed evidentemente documentandole) entro un brevissimo lasso temporale (venerdì 20/11). Nel contempo, con la medesima nota, la DGSCER richiede la manifestazione di interesse per particolari frequenze tra quelle disponibili (con indicazione subordinata di risorse sostitutive), soluzione che si è verificata come opportuna per ridurre al minimo le contestazioni in sede di attribuzione dei canali DVB-T in tecnica SFN. Infine, con la comunicazione di cui si tratta la Direzione Generale ricorda agli interessati la necessità di provvedere alla presentazione (qualora non lo si sia già fatto) della dichiarazione di inizio attività (D.I.A.) ex art. 25 c. 4 D. Lgs 259/2003 – all. 9, essendo evidentemente l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze DVB-T possibile solo nei confronti degli operatori di rete. Nei precedenti switch-off – soprattutto per quanto attiene la Regione Lazio – la procedura di verifica dell’archivio degli impianti legittimamente in esercizio sul territorio è risultata la più delicata, in quanto determinante per la stesura di un master plan corretto. Nel caso del Lazio, si ricorderà, il data-base ministeriale – risultato imperfetto a causa dell’assenza di impianti modificati, per esempio, dalla magistratura civile – aveva contributo alla realizzazione di un master plan errato, poi corretto poche ore prima della migrazione con gravi disagi per gli operatori. E, in effetti, proprio la creazione di un elenco impiantistico attendibile per regioni congestionate sul piano radioelettrico e di cui il MSE-Com non conosce a fondo la reale situazione (è il caso, essenzialmente, della Lombardia) dovrebbe essere la priorità assoluta nelle fasi precedenti lo switch-off.