I milanesi sono alle prese con i problemi tecnici (ampiamente annunciati ma, ciononostante, assurdamente sottovalutati) dello switch-off tipici delle aree ad elevata urbanizzazione.
In prima linea ci sono i vincoli dei centralini d’antenna: a Milano la stragrande parte degli impianti condominiali è munita di filtri generalmente introdotti nei decenni scorsi per migliorare la ricezione dei canali RAI e Mediaset, sicché molte frequenze, come per esempio il ch 22 UHF ed il ch 24 UHF sono penalizzati perché limitrofi al ch 23 UHF di Raidue dal Monte Penice, che doveva essere favorito. Ovviamente, la rimozione dei filtri sarà attività lunga e dispendiosa (e non è detto, peraltro, che tutti i condomìni l’effettueranno), ragion per cui molte emittenti assegnatarie di frequenze limitrofe a preesistenti canali privilegiati dagli antennisti vedranno pregiudicata la propria sintonizzazione. E non parliamo di poche frequenze: si stima che i canali filtrati a Milano siano in una percentuale tra il 10 ed il 20% di quelli VHF e UHF. Ma, se, tutto sommato, con molti impianti ancora non riattivati sulle frequenze assegnate, oppure attivi sotto potenza o da postazioni incoerenti con le antenne dell’utenza, le incompatibilità radioelettriche sono ancora limitate (i tecnici stimano che il quadro radioelettrico si assesterà non prima di fine dicembre), l’effettiva capacità di ricezione dei telespettatori è minata soprattutto dagli identificatori LCN. Succede infatti che, al di là del fatto che moltissime emittenti non si sono ancora adeguate alle attribuzioni ministeriali (e probabilmente nemmeno lo faranno nell’intento di impugnare i provvedimenti al TAR), il comportamento dei decoder a riguardo è assolutamente eterogeneo e come tale difficilmente definibile con suggerimenti standard all’utenza. Come denunciato a più riprese da questo periodico da un anno a questa parte (anche durante la nota trasmissione sul DTT del dicembre scorso su Mi Manda Raitre), il governo italiano non ha mai voluto regolamentare a monte il funzionamento dei decodificatori, dettando regole cogenti ai costruttori. La mancata introduzione di principi di funzionamento condivisi, anche con l’obiettivo di favorire l’ingresso sul mercato di ricevitori multipiattaforma (sat, dtt e per la tv su banda larga) – il famoso "decoder unico" – è peraltro in palese violazione della direttiva 95/47/CE (del 1995!), che vincola i governi europei a garantire la piena ricezione dei programmi tv in chiaro, imponendo, considerato l’elevato numero di canali digitali, una fruizione completa di tali programmi attraverso la fornitura all’utente di un aiuto di base. Supporto assolutamente negato dall’assenza di uno schema comportamentale univoco degli apparati (a prescindere dal modello), con la conseguenza, per esempio, che la quasi totalità dei ricevitori DTT economici (i cd. zapper) se non viene resettato (con la punta del cacciavite sul tasto reset, in taluni casi!) non è in grado di effettuare l’aggiornamento delle tabelle LCN anche alle successive risintonizzazioni dei canali. In pratica, gli utenti muniti di ricevitori a basso costo dovrebbero, prima di procedere ad un aggiornamento dei canali digitali sintonizzabili, resettare completamente l’apparato, spegnendolo e staccando l’alimentazione per qualche minuto, a pena di ricevere dalla risintonizzazione un quadro televisivo falsato dalla lista di programmi precedente. Posta la presenza, poi, di molti conflitti di attribuzione, soprattutto a cavallo di aree di assegnazione diverse e non divise orograficamente (es. Piemonte e Lombardia), si sono registrate diverse modalità di risoluzione automatica dello scontro numerico da parte dei decoder. A parte che appare incomprensibile ad un uomo di media intelligenza come possa il dicastero di Paolo Romani aver assegnato identificatori LCN in Lombardia da utilizzare su impianti per natura tecnica di caratura interregionale (come quelli di Valcava e Monte Penice) identici a quelli attribuiti (rigorosamente a soggetti diversi) in Piemonte (ragion per cui a Novara, Vercelli, Verbania, Alessandria, Biella è un fiorire di conflitti LCN lombardo-piemontesi), non sono chiare le istruzioni di base (cioè progettuali) che consentono ai ricevitori di ultima generazione di risolvere l’incompatibilità automaticamente (salvo diversa istruzione dell’utente). Si sa che i primi modelli, in caso d’identità LCN, assegnavano priorità alla frequenza più bassa dei canali dei multiplexer ospitanti (quindi in caso, ad esempio, di conflitto LCN 12, sarebbe stata preferita l’emittente ospitata sul mux del canale UHF 23 piuttosto che quella sul canale UHF 24) oppure dando preferenza al segnale dotato di maggiore intensità; tuttavia a qualche tecnico sta sorgendo il sospetto che qualche tipo di decoder sia indottrinato dal produttore a preferire taluni programmi rispetto ad altri attraverso la guida di codici in trasmissione (circostanza che, se confermata avrebbe rilevanza non solo sul piano civile, ma anche su quello penale a causa degli effetti distorsivi determinati sul mercato). C’è poi il problema dell’insufficienza dei logical channel number disponibili per i fornitori di servizi di media audiovisivi locali che ha comportato l’esclusione dalle liste di attribuzione di un numero rilevante di soggetti che pure operavano da anni e che ora sono estromessi da una fase cruciale di assestamento del panorama televisivo del nord Italia. Anche in questo caso, al di là della discutibile (e infatti impugnata al TAR) modalità di determinazione delle liste attraverso l’analisi delle graduatorie Corecom degli ultimi tre anni (con penalizzazioni per le newco, per chi aveva scelto di non mungere la vacca statale coi contributi o per coloro che avevano subito crisi economiche contigenti), sfugge la logica in base alla quale ad un’emittente di una valle sia stato attribuito sull’intera regione un LCN che mai utilizzerà pienamente, sottraendo una risorsa scarsa a vantaggio di altri (anche se, su questo punto, è quasi certo che il MSE-Com rivedrà tali posizioni, pena un’inevitabile censura da parte dei giudici amministrativi). E proprio a riguardo dei programmi forzatamente non identificati da un logical channel number, non è possibile circoscrivere il comportamento dei ricevitori DTT: se taluni di questi collocano il servizio non codificato nel primo numero disponibile (sono ancora centinaia i numeri non presidiati perché appartenenti alla riserva del 30% per i nuovi entranti del beauty contest, oppure perché da attribuire ai programmi HD o perché, come detto, assegnati a soggetti che concretamente non li presidieranno sul territorio), altri li collocano in fondo alla lista. (M.L. per NL)