Ok dell’Agcom sull’integrazione dei mux di Telecom Italia (network provider TIMB) e del gruppo L’Espresso (Rete A) la cui conclusione e’ attesa per fine mese.
Nei giorni scorsi, spiega l’agenzia Radiocor, l’Autorita’ per le garanzie nelle Comunicazioni ha autorizzato il trasferimento di proprieta’ del 100% di Rete A a Telecom Italia Media Broadcasting, controllata di TiMedia, compiendo dunque l’ultimo passaggio formale necessario prima della formalizzazione dell’operazione. Il closing dell’operazione di lunga gestazione (le trattative sono iniziate un anno fa) e’ previsto entro la fine di maggio. Ricordiamo che lo scorso 9 aprile, Telecom Italia Media e L’Espresso avevano raggiunto l’accordo per creare il primo operatore di rete indipendente in Italia unendo le infrastrutture DTT di TiMedia (3 multiplex digitali) e di Rete A (titolare di 2 mux). Il nuovo gruppo sviluppa un fatturato di circa 100 milioni di euro. In base all’intesa raggiunta, sara’ TiMedia a indicare la maggioranza dei consiglieri incluso l’amministratore delegato: a questo proposito l’intenzione e’ quella di confermare l’attuale guida operativa di TimB, Paolo Ballerani. Al gruppo L’Espresso spettera’ invece la proposta sul presidente della nuova realta’. La riserva sul nome, secondo quanto si apprende, verra’ sciolta dal gruppo editoriale entro la fine di questa settimana. L’operazione Telecom Italia/L’Espresso era stata favorevolmente accolta dal mercato, suscitando l’interesse di possibili investitori. Nel merito, Claudio Sposito, numero uno di Clessidra – uno dei tanti fondi di private equity gonfi di denaro da immettere su mercati promettenti – aveva confermato oltre un mese fa le indiscrezioni che lo volevano interessato a valutare seriamente l’acquisizione del nuovo big player DTT (presumibilmente per conto di un proprio cliente). "E’ un tipo di attivita’ che ci piace. Se ci sara’ l’opportunita’ saremo sicuramente interessati", aveva spiegato a margine di un convegno a metà aprile. E, del resto, i due gruppi italiani non avevano fatto mistero che la joint venture, evoluta in un’operazione societaria, era finalizzata a mettere sul mercato il nascente primo superplayer indipendente italiano, in aperta concorrenza con Mediaset e RAI. D’altra parte, entrambi i contraenti hanno dimostrato la propria inadeguatezza a valorizzare adeguatamente le potenzialità dei diritti d’uso nazionali assegnati e sarebbe pertanto comprensibile la decisione di optare per l’uscita dal settore (all’insegna del principio commerciale dirimente dell’up or out). (M.L. per NL)