Agcom spinge per concludere lo switch off nazionale entro il 2011, ritenendo, da una parte, gli utenti ormai adeguatamente informati e preparati alla tecnologia e, dall’altra, il quadro giuridico incompatibile con le nuove disposizioni dettate dalla legge di Stabilità.
Ovviamente con Paolo Romani, Corrado Calabrò sfonda una porta aperta: digitalizzare anzitempo (e costi quel che costi) l’Italia è da sempre un sogno nel cassetto del ministro allo Sviluppo Economico. Ma cosa è successo nel dettaglio? Lunedì 13 dicembre il Consiglio dell’Autorità ha approvato all’unanimità una segnalazione indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico nella quale si evidenzia che l’asta per la ridestinazione dei canali UHF da 61 a 69 agli operatori tlc per lo sviluppo della banda larga mobile (cd. dividendo esterno) è incompatibile con l’assetto tecnico-giuridico delle aree non digitalizzate, che vede tali frequenze occupate da emittenti attive in forza di decreti concessori e non già da (meno vincolanti) determine di assegnazione di diritti d’uso temporanei. In pratica, far sloggiare i concessionari che occupano i canali 61-69 UHF sulla scorta di una concessione governativa pienamente efficace non sarebbe così semplice. Anzi, diciamo pure che sarebbe impossibile. E siccome Tremonti preme per incassare i 2,4 mld di euro dalla vendita delle suddette frequenze (che il ministro dell’Economia praticamente si è già speso), per evitare che si crei un’incompatibilità giuridica tra l’imminente bando per il dividendo esterno e la vigente normativa che disciplina l’attività analogica o ibrida analogico/digitale nelle aree non ancora completamente numeriche occorre velocizzare il processo di assegnazione delle frequenze digitali, riscrivendo (anticipandolo) il calendario migratorio. Un’iniziativa da concertare rapidamente con il MSE-Com, anche se, a quanto pare, Agcom si sarebbe spinta già oltre, proponendo essa stessa il nuovo programma. Secondo la prospettazione dell’ente guidato da Calabrò, nel primo semestre 2011 passerebbero infatti al digitale integrale Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise; mentre nel secondo sarebbero rese all-digital, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. In pratica quel che il MSE-Com dovrebbe fare sarebbe solo ratificare con un decreto ministeriale il suggerimento di Agcom. (A.M. per NL)