Si complica, allungandosi nei tempi di definizione e nella portata tecnica, economica e commerciale, l’operazione Telecom-L’Espresso che avrebbe dovuto condurre alla costituzione di un network provider unico con conferimenti di frequenze DTT da Telecom Italia Media Broadcasting (3 mux) e Rete A (2 mux).
Il deal che il viceministro dello Sviluppo economico uscente Antonio Catricala’ aveva definito solo qualche settimana fa "imminente" potrebbe in realtà partire (concretamente) solo a marzo per concludersi, se tutto va bene, a giugno. Il rallentamento sarebbe legato alla volonta’ di Telecom Italia di non conferire nella joint venture tutte e tre le frequenze possedute ma di mantenere la proprieta’ di una, segnatamente il canale 55 UHF, che verrebbe comunque affidata in gestione alla nuova societa’ TIMB-ReteA. Chiaro che una decisione di questo tipo implica una rivalutazione delle quote nella newco in relazione ai beni portati in dote dai due soci (inizialmente stimate nel 70% e nel 30%, rispettivamente per TIMB e Rete A, per un valore stimato mediamente in 100 mln a mux), ma soprattutto, riduce le dimensione del superplayer nascente, che, in relazione ai competitor Mediaset e RAI, non sarebbe più particolarmente competitivo in termine di valorizzazione economica (sarebbe inalterata quella commerciale, stante la ventilata gestione del 5° mux che rimarrebbe a TIMB). L’intenzione dei due gruppi, una volta concretata l’operazione, sarebbe quella di ricercare un acquirente per la nuova societa’ in modo da valorizzare al massimo l’asset e da consentire sia a Telecom sia all’Espresso di uscire dal business televisivo, ritenuto da entrambi non più strategico, anche se la decisione dell’operatore tlc di tenersi un mux fa pensare ad una rivalutazione della questione in extremis. A riguardo del possibile acquirente della newco, da tempo si vocifera di un interesse per il nostro paese da parte di un grande gruppo sudamericano. (M.L. per NL)