Molto probabilmente già a febbraio 2021, o al più tardi a marzo, verranno pubblicati i bandi per la determinazione dei fornitori di contenuti locali che potranno continuare ad essere visti in DTT.
Parliamo dei fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) che avranno diritto ad essere trasportati (perché utilmente collocati in graduatoria) sui (pochi) mux degli operatori rete assegnatari dei nuovi diritti d’uso DTT da settembre 2021.
37 contenuti sui mux di 1° livello in H265
Ogni mux areale di primo livello T2 potrebbe trasportare 37-38 canali (la teoria parla di 40) da 1 MB in H265/HEVC (capacità considerata sufficiente per un contenuto SD di discreta qualità video) per i mux di 1° livello e circa 18-19 (la teoria parla di 20-21) per i mux di 2° livello.
18 contenuti in H264
Ovviamente qualora si utilizzasse il formato H264 (mpeg4) – obbligatorio da settembre 2021 a mente della road-map ministeriale – la sostenibilità sarebbe di circa la metà (quindi 18-19 per i mux di 1° livello e 9-10 per quelli di 2° livello).
Graduatorie FSMA solo in HEVC
E’ pertanto lapalissiano che deve essere a tutti i costi scongiurata l’ipotesi, promossa da taluni esponenti delle tv locali, che le graduatorie vengano definite sulla base della capacità disponibile in H264 sulla scorta del fatto che il parco ricevitori sarebbe inadeguato alla data dello switch-off del secondo semestre 2021.
Altrimenti la metà degli FSMA rimarrà fuori
Se infatti ciò avvenisse, la metà degli attuali FSMA non troverebbe spazio nelle graduatorie anche in proiezione del definito passaggio al T2 (che dovrebbe compiersi entro il primo semestre 2022). Che, va evidenziato, già considerando la più favorevole capacità disponibile attraverso il formato HEVC lascerebbero presumibilmente a piedi almeno 1/3 degli FSMA locali oggi autorizzati dal Mise.
Tuttavia il parco tv è inadeguato
E’ però innegabile che passare immediatamente al formato H265/HEVC significherebbe risultare invisibili alla data di settembre 2021 ad almeno 35 milioni di televisori, considerata la presenza media nelle case italiane di 2 tv.
Da non sottovalutare, peraltro, che il 45% degli ascolti Auditel è generato dai secondi e terzi TV casalinghi. Di norma meno evoluti dei primi televisori…
Campagna bonus tv/decoder fallimentare
La campagna di comunicazione del Mise sul tema è stata, agli effetti concreti, un fallimento. Anche se va detto che la pandemia ha sicuramente pesato sul disinteresse.
Comunque sia, al di là della responsabilità, i dati mostrano che a metà agosto 2020 erano stati erogati 168.000 contributi (di cui 19.000 per decoder). Cioè pari a poco più di 8 milioni di euro sui 151 milioni stanziati.
Spostare di (almeno) 6 mesi lo switch-off
Consegue da ciò che l’unica soluzione è quella di posticipare di almeno 6 mesi la data degli spegnimenti.
E ciò per dare tempo al processo naturale di sostituzione dei tv (4 milioni di pezzi all’anno) e agli incentivi statali per l’avvicendamento tecnologico di spiegare i propri effetti per sostenere il passaggio al formato HEVC senza il deterio interregno assoluto in H264. Auspicabilmente a seguito di una nuova e più effice campagna di comunicazione.
Gli errori e i ritardi del Mise non devono ricadere sugli operatori
D’altra parte, come aveva osservato su queste pagine Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione Tv Locali di Confindustria Radio Tv, occorre prendere atto delle conseguenze dei ritardi e degli errori accumulati dal Ministero dello Sviluppo Economico, di cui non possono pagare le conseguenze gli operatori.
Rischio invisibilità del 50% dei contenuti
Se ciò non avvenisse, il passaggio al solo H264 sui pochi mux disponibili da settembre 2021 avrebbe il sostanziale stesso effetto di un immediato passaggio contestuale al formato H265. La metà dei contenuti attuali non sarebbe infatti più visibile.