…a meno che ritirino fuori la creatività di un tempo.
Mica facile, dirà qualcuno. Vero, mica facile. Ma nemmeno impossibile. Ovviamente di competere con i content provider nazionali non se ne parla nemmeno e i fornitori di contenuti interessati a creare syndication (il termine ovviamente non sarà più quello, ma per intenderci va comunque bene) attraverso più operatori di rete locali dovranno preventivamente testare il mercato e poi organizzarsi sia sul piano commerciale che editoriale. Il problema, quindi, è sopravvivere al durissimo start-up, quando i costi saranno immensi e i ricavi pari a zero, o quasi. Quanti sopravvivranno? Mah, le stime non sono incoraggianti, ma non è detta ancora l’ultima parola. Intanto perchè c’è ancora la partita HD da giocare sul terrestre (e i player nazionali di risorse/frequenze da dedicarvi non ne hanno molte, anzi, quasi per nulla) e forse gruppi di operatori di rete locali potrebbero decidere di scendere in campo (ovviamente insieme a qualche fornitore d’eccellenza). Chi ha detto, infatti, che sia più facile piazzare un variegato mux di dubbia appetibilità di un monoprodotto ad alta definizione?
Intanto, registriamo con piacere che i nostri martellamenti sui trabocchetti disseminati sul percorso della digitalizzazione a qualche risultato hanno condotto. Nei recenti tavoli del DVB-T piemontese si è infatti dato conto della necessità di assicurare il rispetto del principio di continuità del servizio di tutti i soggetti locali in possesso dei necessari titoli abilitativi, sicchè saranno prese in considerazione le situazioni esistenti all’avvio delle sessioni di esame tecnico congiunto, come dichiarate al catasto dell’Agcom (tenendo conto delle legittime modifiche e integrazioni e delle verifiche da parte dei soggetti competenti). Il fatto, quindi, di alterare il meno possibile l’equilibrio radioelettrico esistente è già qualcosa. Resta invece ancora tutta da discutere la spinosa questione dei numeri LCN.