DTT, Romani: mettiamo all’asta le frequenze non impegnate correttamente. Anche l’opposizione è d’accordo

Spesso accade, tra Governo e opposizione, che ci si ritrovi a dire le stesse cose ma a scontrarsi ugualmente, per il semplice motivo che non si sta ad ascoltare ciò che dice l’avversario.

E’ ciò che pare stia succedendo anche a riguardo delle frequenze non impegnate pienamente dagli operatori di rete nelle aree già switchoffate. La questione non è una novità, né lo è la soluzione al problema prospettata, visto che ad essa avevamo dedicato un editoriale ai primi di maggio. “Le frequenze delle tv nazionali – ha detto il viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, intervenuto due settimane fa al Politecnico di Milano, al convegno sul tema Mobile Content & Internet – sono attualmente utilizzate solo per il 71% circa e quelle delle locali per il  54%”. Ragion per cui egli avrebbe intenzione di proporre un provvedimento normativo che imponga l’utilizzo effettivo sia delle frequenze assegnate nelle singole aree tecniche totalmente digitalizzate che dei multiplexer, pena la revoca delle assegnazioni. Il problema, in effetti, esiste: molte emittenti locali (e anche nazionali minori) destinatarie di frequenze SNF per l’intera area tecnica hanno attivato impianti solo per ridotte porzioni della stessa, oppure stanno veicolando sui multiplexer ridondanze editoriali se non addirittura hanno ridotto a singleplexer l’emissione, vanificando i benefici della tecnologia digitale. L’idea di Romani sarebbe quella di destinare, eventualmente, tali frequenze agli operatori di telecomunicazioni per la diffusione della banda larga. “La  base d’asta potrebbe essere di oltre un miliardo di euro – ha detto – e potremmo anche incassare circa 2,5 miliardi dai gestori di telecomunicazioni”. Nonostante il PD, però, attacchi il Governo sulla questione delle frequenze, sostanzialmente l’opposizione sostiene la stessa posizione. Gentiloni, ex ministro per le Comunicazioni dell’ultimo Governo Prodi, ha affermato infatti che l’accesso a internet e lo sviluppo dei nuovi media è “una questione strategica anche per la libertà d’informazione”, quindi “una risorsa per la democrazia”. Se n’è parlato, tra l’altro, venerdì scorso, alla Città del Gusto, a Roma, all’incontro “Non stop banda larga”, organizzato dal forum comunicazioni del PD, alla presenza di Alec Ross, il responsabile della comunicazione web di Barack Obama, di Renato Soru, Pierluigi Bersani e Corrado Calabrò. L’esempio da seguire, per quanto riguarda le frequenze, sarebbe quello della Germania che, mettendo all’asta le risorse rimaste inutilizzate nel passaggio dall’analogico al digitale, è riuscita a portare nelle casse dello Stato ben 4,4 miliardi di euro. È ciò ha dichiarato di voler fare anche Romani. Insomma, le emittenti locali e le nazionali minori sono avvertite: o investiranno per sfruttare al meglio le frequenze e i multiplexer, o dovranno riconsegnare le eccedenze radioelettriche. (G.M. per NL)

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