Dopo il Veneto, anche la Regione Marche è (letteralmente) impegnata nella difesa dei suoi FSMA nel processo di refarming della banda 700 MHz.
Con una mozione rivolta al Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche Dino Latini i consiglieri Anna Menghi, Renzo Marinelli, Andrea Maria Antonini, Chiara Biondi, Giorgio Cancellieri, hanno avanzato una “Richiesta di azione tempestiva del MISE a tutela dell’emittenza televisiva locale”.
Prezzi troppo elevati per il trasporto di FSMA nella Regione Marche
Motivo dell’iniziativa è il “Bando per la formazione delle graduatorie per l’assegnazione ad operatori di rete dei diritti d’uso di frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre in ambito locale – area tecnica 11 Marche” ed il pluralismo informativo, che “risulta il pilastro fondamentale democratico” e la cui difesa “nel concreto come principio rientra tra le prerogative di questo Consiglio Regionale”.
Refarming pericoloso per pluralismo
“Tale principio – si legge nella mozione rivolta alla A.L. della Regione Marche – risulta messo in pericolo dai recenti fatti emergenti relativi alla nuova assegnazione di frequenze televisive in ragione del passaggio alla nuova tecnologia DVB-T2, che vede coinvolti come enti il Ministero dello Sviluppo Economico e Agcom“.
Condizioni estremamente peggiorative, a dispetto delle previsioni di gara
Nel merito, spiegano i consiglieri della Regione Marche, “Il bando per la procedura di assegnazione diritti delle frequenze digitali terrestre Mise prevede, nell’Allegato 2, per le emittenti utilizzatrici che “le condizioni economiche richieste non potranno essere peggiorative rispetto a quelle praticate, in situazioni equivalenti, al momento della pubblicazione del presente bando di gara”.
Canoni 4 o 5 volte più cari
Sennonché, “le richieste economiche presentate dalle società aggiudicatarie sono invece risultate dalle quattro alle cinque volte superiori i prezzi attualmente praticati“, e “tutto ciò risulta gravemente distorsivo e tale da produrre effetti negativi e riduttivi del pluralismo nell’ambito dell’informazione regionale come servizio al cittadino e sull’occupazione nelle aziende che operano da decenni in questo settore“.
Giunta impegnata
Per tale motivi, i consiglieri hanno impegnato la Giunta della Regione Marche “ad attivarsi tempestivamente presso il Ministero dello Sviluppo Economico affinché venga bloccato il procedimento di sottoscrizione forzosa dei contratti a cui le società assegnatarie delle frequenze televisive per la diffusione dei contenuti delle emittenti locali nella Regione Marche vengono sottoposte con scadenza imminente, venerdì 18 febbraio 2022″ e “ad attivarsi tempestivamente presso il Mise al fine di poter ridiscutere i termini economici dei nuovi contratti, al fine di evitare distorsioni e correlate ripercussioni nel sistema informativo regionale”.
Lega Marche: distorsione del mercato
La Lega Marche, di cui fanno parte i consiglieri firmatari della mozione, dichiara in una nota: “Siamo di fronte ad un’evidente distorsione di mercato che rischia di impedire la prosecuzione dell’attività di molte emittenti marchigiane – spiegano la consigliera Anna Menghi ed i colleghi del gruppo Lega – Le richieste economiche delle società aggiudicatarie delle frequenze sono di cinque volte i prezzi attualmente praticati dagli operatori di rete.
Fonte di lavoro e occupazione a rischio
Il bando del MISE aveva già disposto che non potessero essere peggiorative rispetto a quelle praticate al momento della pubblicazione del bando di gara, ma la fretta dai funzionari del Ministero nel portare a termine il procedimento ha impedito alle emittenti di avere precise garanzie sul futuro. Le emittenti che sono state e sono tutt’ora espressione identitaria delle nostre comunità locdi avere la continuità di un servizio che è garanzia di pluralismo, oltre che fonte di lavoro e occupazione”. (E.L. per NL)