La guerra per le frequenze televisive rischia di creare l’ennesimo pasticcio all’italiana. Un altro, dopo le decisioni della Corte di Giustizia Europea che hanno bocciato la gestione italiana, ritenuta contraria al diritto europeo, che ha regolato l’evoluzione dal sistema tv terrestre da analogico a digitale.
Ad aver condotto a diseppellire l’ascia di guerra è naturalmente la prossima migrazione della banda 700 MHz dall’impiego tv a quello per lo sviluppo della banda larga mobile 5G, previsto per il 2020 (con due possibili anni di proroga).
L’Unione Europea vigila (o quantomeno tenta o, ancora in via gradata, promette di farlo) che nel Belpaese, come già successo in passato, non vi siano nuovi favoritismi nell’assegnazione delle frequenze.
In un articolo di Vincenzo Vita sul Manifesto intitolato “Frequenze tv, la Rai arretra Mediaset è servita” si parla di una possibile richiesta alla Rai da parte del Governo per cedere il Mux1, il principale multiplex del digitale con più di 2000 strutture e un copertura del 99% della popolazione. Forse anche per questo motivo non c’è alcuna notizia in merito al nuovo contratto di servizio che la Rai deve presentare entro ottobre. Di questa situazione potrebbe giovarne Mediaset che si lecca i baffi per fiondarsi sui nuovi sviluppi tecnologici e rilanciare il proprio business. “La Rai ne uscirebbe malconcia, dovendo ripiegare su altri Mux meno prelibati, con danni sulla capillarità della diffusione sul territorio – scrive Vita sul quotidiano diretto da Norma Rangeri – Ecco, sarebbe bene che se ne parlasse e che la stessa commissione parlamentare di vigilanza, oltre al comprensibile disagio per il contratto di Fazio, manifestasse qualche preoccupazione sul contratto di servizio: è il testo fondamentale per un apparato di servizio e, non dimentichiamolo, l’ultimo esemplare conosciuto è scaduto nel 2012”.
E mentre il Biscione spinge per l’High Efficiency Video Coding (il sistema di compressione video sviluppato da Mpeg e Vceg ed erede dell’H264 su cui, in queste pagine, ci siamo molto soffermati) per evitare problemi di spazio con le pay tv, la Consob e l’Agcom continuano il braccio di ferro con Vivendi a riguardo della partecipazione contemporanea in Telecom Italia (tlc) e in Mediaset (DTT Premium) che imporrebbe il disimpegno dalle attività di network provider DTT (Persidera). Bolloré, tramite i propri legali, ha dichiarato di non avere il controllo di Telecom, rimandando al mittente le accuse.
Insomma, dopo un’estate torrida sotto il profilo meteo, ci aspetta un autunno bollente sotto quello televisivo. (M.R. per NL)