Mediaset reagisce alla protesta delle tv locali FRT che si preparano a mettere in onda spot contro il governo. Ed espone il proprio punto di vista sulle stesse pagine che avevano ospitato l’attacco: quelle del Corriere della Sera.
Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset – società pure iscritta alla FRT (situazione che rende quantomeno imbarazzante la vicenda per la Federazione Nazionale Televisioni, esattamente quanto lo fu proprio un anno fa la questione Sky/Cielo) – in un’intervista pubblicata ieri, parte lancia in resta: «Con Giunco siamo amici, sono anni che combattiamo insieme a difesa della tv commerciale. Non capisco davvero questi attacchi strumentali. Mediaset non metterà mai in discussione le emittenti locali, che sono elementi di democrazia nel Paese. La verità è che quella che loro presentano come una battaglia di libertà, è una battaglia di bottega. Legittima. Ma chiamiamo le cose col loro nome». Spiega il protavoce del Biscione sulle pagine del Corsera: «Mediaset ha ben altri grattacapi concorrenziali. Diciamo che più che i giunchi dobbiamo fronteggiare sequoie… Cercare il nemico in Mediaset da un punto di vista mediatico è molto furbo, sposta la polemica nel grande calderone dell’antiberlusconismo e del conflitto d’interesse. Ma entriamo nel merito: alcuni operatori locali, quando c’è stata l’assegnazione delle frequenze, ne hanno chieste e ottenute una porzione importante, ben superiore a quante ne sarebbero servite per i loro contenuti locali. Ora che le hanno, non sanno come riempirle e vorrebbero affittarle per contenuti nazionali, cioè fare business nazionale con frequenze che hanno una destinazione d’uso locale». La Nieri (foto) alla domanda dell’intervistatore se tutto ciò sia legale risponde: «Non sta a me dirlo. Certo, dopo l’approvazione del piano digitale che ha stabilito in 25 i multiplex abilitati a contenuti nazionali non è possibile il loro allargamento. Neanche a Mediaset è piaciuto questo piano che ci ha tolto un multiplex. Ma tant’è». Quanto al regolamento Agcom richiamato da Giunco, il dirigente Mediaset spiega che «ancora non c’è. E sui suoi contenuti Mediaset non c’entra. Rifiuto in toto illazioni sul nostro ruolo di ispiratori. È offensivo per noi e soprattutto per Agcom, un’autorità indipendente che nei fatti non è certo tenera nei nostri confronti». Sul tema delle frequenze da destinare al dividendo esterno (i canali 61-69 UHF e altri eventualmente disponibili perché inutilizzati dagli assegnatari) Gina Nieri si difende: «Anche qui Mediaset non c’entra nulla. E nemmeno il governo italiano. Assegnare la banda 800 alla telefonia mobile è frutto di una decisione europea a cui l’Italia si deve conformare. E queste frequenze saranno sottratte a tutto il sistema televisivo italiano». Tanto rumore per nulla, allora? Non crediamo. Forse già dai prossimi giorni si scoprirà se le voci che in queste ore si rincorrono tra gli operatori a riguardo di un forte inasprimento dei vincoli a carico di operatori di rete e fornitori di servizi di media audiovisivi locali attraverso i provvedimenti che il MSE-Com di concerto con Agcom adotterà in forza della legge di Stabilità (che prevede che vengano dettati "ulteriori obblighi dei titolari dei diritti d’uso delle radiofrequenze destinate alla diffusione di servizi di media audiovisivi, ai fini di un uso più efficiente dello spettro e della valorizzazione e promozione delle culture regionali o locali”) sono fondate. Solo allora si saprà chi davvero dovrà "fronteggiare sequoie". (A.M. per NL)