Decine di tv locali tra Lombardia e Piemonte rischiano di chiudere, perchè intollerate dal Piano Nazionale delle Frequenze licenziato da Agcom, che le relega su un numero insufficiente di frequenze, peraltro in gran parte limitate da vincoli d’illuminazione (per esigenze di confine).
L’allarme è lanciato da Fabio Pizzul, consigliere del Pd al consiglio regionale lombardo, accodandosi alla protesta avviata qualche giorno fa dalle principali sigle sindacali delle tv areali. "L’emittenza locale – afferma Fabio Pizzul – vive un momento di grave crisi legata alla contrazione del mercato pubblicitario e agli investimenti per il passaggio al digitale. Se a questo si aggiunge un’evidente penalizzazione in termini di assegnazione di frequenze digitali, il rischio di vedere sparire molte voci sul territorio e’ piu’ che concreto". Il rischio concreto, oltre al già numero limitato di risorse assentibili nell’Area Tecnica 3 (Lombardia e Piemonte orientale) a circa un centinaio di pretendenti, e’ che le frequenze della banda V sopra gli 800 MHz (canali dal 61 al 69 UHF) vengano quanto prima assegnate ai servizi di telefonia e banda larga in mobilità, riducendo così gli spazi già esigui delle tv locali. "La Regione Lombardia sta per lanciare un bando per sostenere gli investimenti tecnologici per il passaggio al digitale – continua Pizzul – Un fatto positivo, anche se la dotazione finanziaria, cinque milioni di euro, e’ pari a quella piemontese con un mercato che in Lombardia e’ ben piu’ ampio". (A.M. per NL)