Questo articolo era stato preparato venerdì, ma la sua pubblicazione era stata sospesa perché le informazioni che ci giungevano sull’assegnazione dei diritti d’uso di primo livello per il Veneto erano contrastanti.
I conti, rispetto alle dichiarazioni della sottosegretaria al Mise Anna Ascani nell’ambito del question time alla Commissione IX (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera, non tornavano.
Diamo i numeri
La sottosegretaria, che aveva risposto alle interrogazioni presentate al Ministro dello Sviluppo Economico in ordine alle questioni dibattute a lungo su queste pagine, aveva sottolineato che dei 71 bandi rivolti agli operatori di rete areali 42 erano stati assegnati il 7 maggio scorso, mentre per le residue 11 graduatorie aveva annunciato la pubblicazione entro fine settimana.
Esclusioni e desertificazione
Delle 18 reti non assegnate (4 reti di primo livello e 14 reti di secondo livello), 10 reti non lo erano state per l’esclusione dei partecipanti per non aver rispettato i requisiti previsti dai bandi. Mentre 8 reti non erano state assegnate in quanto i relativi bandi erano andati deserti.
Il Veneto perso per strada
Il giorno dopo, effettivamente, il Mise aveva pubblicato il provvedimento di assegnazione e le graduatorie. Tuttavia i bandi esauriti erano 10. Mancava il Veneto. Fonti raggiunte da NL riferivano, a riguardo, che sarebbe stato pubblicato venerdì. Circostanza che, invero, destava perplessità. E infatti ciò non è avvenuto.
Mancato raggiungimento del 90% di copertura per necessità di rispettare i pdv
Abbiamo quindi indagato ulteriormente e appurato che anche il diritto d’uso di primo livello del Veneto non sarebbe stato assegnato per problemi di copertura (gli stessi che per ben due volte hanno portato alla non assegnazione del diritto d’uso del bando di primo livello in Emilia Romagna). Anche il Veneto, pertanto, dovrebbe essere rimesso a bando con gli altri bandi andati deserti o coi partecipanti esclusi.
Il tempo (perduto) ora stringe
Il tutto in fretta e furia. Forse con solo 15 giorni di tempo per i partecipanti. In una lotta contro il tempo.
Disastro annunciato
Una situazione delicata e pericolosa per il Mise e l’intransigente FUB, che rischia di penalizzare i fornitori di servizi di media audiovisivi. Si pensi solo al disastro in cui sarebbe trascinato il Mise se non vi fossero vettori di primo livello per i fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) legittimati ad operare. Roba da non dormire di notte.
Poco soft e troppo hard
Probabilmente andrebbe rivisto l’approccio eccessivamente rigido adottato da Mise e FUB. Oppure ad essere aggiornata dovrebbe essere la dotazione tecnica di supporto, visto che i ricorsi al TAR introdotti si fondano in gran parte sulla discrepanza tra i risultati delle simulazioni di copertura dei software di elaborazione dei partecipanti e quelli in dotazione alla FUB. Di cui non si conosce il funzionamento.
Pari e dispari
Comunque sia, anche in caso di allargamento delle maglie, ci sarebbero strascichi legali. Perché un’eventuale sopravvenuta tolleranza determinerebbe una disparità di trattamento rispetto alla precedente intransigenza. (M.L. per NL)