Murdoch si prepara alla gara per la prossima assegnazione dei cinque multiplexer che costituiscono il dividendo digitale.
Sicuro di aggiudicarsi uno dei mux che il governo italiano ha dovuto recuperare per evitare pesantissime sanzioni dall’UE, la News Corporation ha fatto trapelare quali saranno i contenuti del bouquet (rigorosamente in chiaro per diversi anni, su prescrizione comunitaria): Cielo, cioè il programma ora veicolato dall’operatore di rete nazionale del Gruppo L’Espresso (Rete A), Cielo HD, Cielo 2, Cielo 2 HD e Sky Arte. Una programmazione che raccoglierebbe il meglio delle trasmissioni della piattaforma satellitare per l’Italia della News Corp., senza entrare in concorrenza con essa, cannibalizzando gli ascolti e compromettendo la crescita degli abbonati della pay tv (che nell’ultimo anno ha sofferto la presenza dell’offerta di Mediaset Premium). Anzi, come da noi ipotizzato, i prodotti in chiaro di Murdoch per il DTT fungerebbero da vetrina per l’offerta a pagamento satellitare, creando un circolo commerciale virtuoso in attesa dello spirare del termine pluriennale per luchettare anche i programmi terrestri, secondo la filosofia mondiale dello Squalo. Ma la gara non competitiva – il cosiddetto “beauty contest” – per l’assegnazione delle 5 frequenze nazionali, regolata da Agcom ma condotta dal MSE-Com (incredibilmente ancora affidato all’interinato del presidente del Consiglio), potrebbe essere compromessa dalla decisione dei giudici amministrativi (in prima istanza il TAR Lazio) ai quali si sono rivolte le emittenti locali chiedendo l’annullamento del PNAF, che ritengono leda i propri interessi legittimi a causa del mancato rispetto sostanziale della riserva di legge di 1/3 dei canali disponibili alle tv non nazionali. Per essere più chiari, gli editori locali sostengono che solo formalmente il PNAF sarebbe ossequioso della previsione normativa che destina ad essi il 33% delle frequenze disponibili, poiché, nella realtà dei fatti, i canali riservati agli operatori di rete locali sarebbero di qualità inferiore rispetto a quelli nazionali, coordinati a livello internazionale e quindi utilizzabili senza vincoli su tutto il territorio. E se i giudici aditi sospendessero in via cautelare l’efficacia della Delibera Agcom n. 300/10/Cons recante i criteri generali del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale, lo switch-off non potrebbe che avere luogo sulle frequenze ora esercite dalle emittenti attive (nazionali e locali), azzerando la possibilità di recuperare un dividendo da riassegnare ai nuovi entranti e quindi anche a Sky. E così, paradossalmente, chi trarrebbe maggior vantaggio dall’accoglimento del ricorso (sia pur nella sua fase cautelare) sarebbe Mediaset, che, assolutamente al riparo da ogni accusa di favoritismo governativo (la decisione l’avrebbe presa la magistratura), vedrebbe spostarsi nel tempo l’ingresso del temibile concorrente nel mercato del digitale terrestre, recuperando tempo prezioso per consolidare la propria presenza. Si potrebbe chiedere di più a meno? (M.L. per NL)