La partenza ricorda quella, negli anni ’80, di Retemia, il network di Mendella presentato in pompa magna con tanto di nomi notissimi del panorama, artistico italiano.
In questo caso, a salutare l’avvento di Agon Channel su LCN 33, il 25 novembre ai piedi della milanese Terrazza Martini c’erano auto e van Mercedes con i vetri oscurati, bodyguard in gran spolvero degni di incontri tra i capi di stato e il Presidente Obama. Francesco Becchetti non ha badato a spese nemmeno per questo evento: basti pensare che per organizzare la presentazione del nuovo canale ha elargito un cachet milionario per la star del cinema Nicole Kidman, presente all’appuntamento in veste di madrina. L’imprenditore, attivo nel comparto delle costruzioni, delle opere idrauliche, dei termovalorizzatori con cui produrre energia dai rifiuti, nei mesi scorsi aveva già investito ben 25 mln di euro per far nascere Agon Channel Italia, che ha visto il suo debutto proprio nella giornata di ieri. La scommessa, su cui si è puntato il tutto per tutto, è quella di raggiungere entro un anno l’1% di share, per una raccolta pubblicitaria a cura della concessionaria Prs di 20 mln di euro. Il canale semigeneralista, ha firmato intese con Sabrina Ferilli definita da Becchetti “superstar della nostra tv, e che se fosse nata negli Stati Uniti avrebbe vinto dieci Oscar”, con Simona Ventura, Antonio Caprarica (ex corrispondente della Rai) che si dedicherà alla parte news di Agon Channel e Pupo, impegnato nella direzione dei quiz e dei giochi della rete. La poltrona di vicedirettore è occupata da Giancarlo Padovan, responsabile anche del settore sport, che nei giorni scorsi ha ammesso in tutta onestà che “se non ci fosse stato Agon Channel, non so cosa farei adesso, né come lo farei”. Attorno alla nuova piattaforma tanto fermento e agitazione: “Se facessi vedere la lista di personaggi dello spettacolo che mi hanno chiamato per lavorare con noi, ci sarebbe circa l’80% dei talent della tv. Io mi sono buttato in questa avventura perché ci sono due categorie di imprenditori: quelli che stanno alla finestra e dormono sereni; e quelli che investono, dormono meno sereni, ma si sentono realizzati. Io mi riconosco in questa ultima descrizione – ha affermato Becchetti -. In Albania è sostenibile fare una tv di questo tipo, e se la formula dovesse funzionare raddoppieremo i nostri studi di Tirana, che diventeranno il centro di produzione di tanti canali Agon in Europa e nel mondo”. In realtà, il business di Agon Channel Italia avrà poche ricadute sull’economia del territorio tricolore, dal momento che la produzione di tutti i contenuti avverrà oltre confine. Da evidenziare poi che con la rosa di personaggi non proprio di spicco nel nostro show biz e con un palinsesto che al momento non presenta nulla di nuovo ed entusiasmante (ci saranno i soliti talent, i soliti reality e lo spazio giornalistico), sarà difficile e ambizioso raggiungere non solo i 20 mln di raccolta pubblicitaria, ma anche l’1% di share. La speranza è che la partenza molto simile a quella di Retemia, non sia preludio alla medesima esperienza editoriale ed economica… Ad ogni modo, la preoccupazione per i risultati di audience, si sa non è un’esclusiva delle neonate piattaforme come Agon Channel, e accomuna da sempre tutte le emittenti televisive intenzionate a monitorare la curva degli ascolti dei loro programmi al fine di migliorarli e attrarre quanto più pubblico possibile. Su quest’onda, nei giorni scorsi il gruppo Discovery ha pensato bene di costruirsi una personale ricerca sull’audience, alternativa ad Auditel, pur usufruendo dei dati di quest’ultima. I vertici Discovery hanno tenuto a sottolineare che l’indagine ha finalità squisitamente interne, per mettere meglio a punto i palinsesti dei canali del gruppo (Real Time, Giallo, Dmax, Focus, K2 e Frisbee) e capire il pubblico, “le sue aspirazioni, passioni, preferenze, abitudini di consumo televisivo”. In merito, lo scorso giovedì 27 novembre allo Iulm di Milano è stato presentato Televisi, il progetto che affianca le caratteristiche psicologiche e comportamentali del pubblico alle tradizionali variabili socialdemografiche – come si legge in un articolo di ItaliaOggi di venerdì 28 novembre. Discovery Italia, guidata dal Portfolio Strategy and Insight & Research Senior Director Varinia Nozzoli, ha analizzato gli 11mila panelisti Auditel over 16, con un consumo medio televisivo superiore ai 10 minuti: ha poi segmentato l’audience sulla base della tipologia dei 15mila titoli programmati, definendo infine 11 cluster (categorie) di pubblico differenti per dimensione e composizione (le emancipate, i leader, le famiglie, ecc.). I dati di ogni singolo cluster sono stati in un secondo tempo incrociati con quelli della ricerca Tssp di Gfk-Eurisko (abitudini e stili di consumo mediale), ridefinendo il concetto di audience di massa sotto una nuova veste, a cui Discovery Italia ha dato il nome appunto di Televisi. “Solo conoscendo davvero il nostro pubblico e dialogando costantemente con lui possiamo migliorare con continuità l’offerta editoriale – ha sottolineato Nozzoli – e rendere ancora più desiderabile il nostro portfolio di canali costituito da brand forti e noti”. (V.R. per NL)