Mentre le tv locali fanno il mea culpa (o almeno si spera lo facciano) alla luce del disastroso epilogo dell’improvvida alleanza a suo tempo conclusa con gli operatori nazionali in DGTVI, sullo scottante discorso delle frequenze (assegnazione del dividendo interno ed esterno) arrivano anche gli operatori tlc.
Tiscali, H3g e Telecom Italia, contestano l’asta del governo per le frequenze necessarie alla banda larga sul mobile (il cd. dividendo esterno, cioè le frequenze UHF 61-69 e le altre inutilizzate dagli operatori locali e nazionali). E’ quanto è successo nel corso della tavola rotonda organizzata da Business international sul ruolo dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), nel momento in cui si è parlato dell’asta delle frequenze da cui il governo spera di ricavare almeno 2,4 miliardi di euro facendoli pagare alle compagnie telefoniche. A far risaltare il problema è stato il commissario dell’Agcom Stefano Mannoni: "C’è il rischio che uno dei risultati finali dell’asta per le frequenze possa essere quello di vedere rafforzati gli operatori più forti e mandare fuori mercato gli operatori più piccoli", ha detto. Un assist che Vincenzo Novari, a.d. di 3 Italia , non si è lasciato sfuggire. Dopo aver detto che non ha i soldi per la gara, Novari ha messo in risalto l’asimmetria di comportamento fra settori diversi decisa dal governo. "Io vorrei capire perchè quando si assegnano frequenze alla telefonia le gare sono a pagamento, mentre quando si va in asta per dare frequenze alla Tv sono gratuite", ha detto l’amministratore delegato. Sulla stessa linea si è mosso l’ad di Tiscali, Renato Soru. "Perché – si è chiesto l’imprenditore sardo – dobbiamo considerare pubblico servizio [sostenuto con assegnazioni gratuite] uno dei 200 canali digitali che nessuno guarda? Sui costi io sposo quello che ha detto Novari". Anche l’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, non si è tirato indietro e nel suo intervento ha fatto rilevare che "ci si prepara a regalare a Rai e Mediaset un multiplex ciascuno". Gabriele Galateri, presidente di Telecom Italia, non è voluto entrare nel merito della polemica fra settori, anche perchè il gruppo telefonico è in gara per ottenere frequenze Tv. Galateri però non ha mancato di far notare che "come azienda privata ovviamente siamo interessati a pagare il meno possibile anche perchè tutto quello che risparmiamo va in investimenti e per lo sviluppo". (fonte Reuters)