Non c’è nulla da fare: la continua fame di banda per i servizi in mobilità, anticipata da Nicolas Negroponte nel secolo scorso, è destinata a continuare. Con possibili ulteriori pesanti ripercussioni nel settore broadcast tradizionale. Che potrebbe nel breve termine dover affrontare un nuovo refarming. E per breve intendiamo con una pianificazione già nel 2023.
Intanto, il televisore cambia nome tecnico e diventa communication device.
Una risoluzione dimenticata
È passata infatti nella disattenzione generale la risoluzione 235 della World Radiocommunication Conference, WRC-15.
Refarming…
Ricapitoliamo brevemente. Con refarming si intende la riassegnazione di parte dello spettro elettromagnetico utilizzato da un certo tipo di servizio a favore di un altro. Ritenuto di maggior valore (economico o sociale).
… doloroso
Fenomeno doloroso per il mondo dell’emittenza televisiva italiana, costretta a cedere già nel 2011 i canali 61-69 (banda 800 MHz) e più recentemente i canali 49-60 (i famosi 700 MHz). Processo, questo ultimo, di cui abbiamo iniziato a parlare nel lontano 2012 e dove ancora non si vede la luce in fondo al tunnel.
700 MHz
Nella banda 700 MHz (detta 28 o n12) sono stati assegnati blocchi da 10 MHz a tre operatori mobili (Iliad, TIM e Vodafone): 703-733 MHz (uplink) e 758-788 MHz (downlink). Questi corrispondono ai canali 51-53 e 58-60.
Dall’assegnazione di questi pochi Megahertz lo Stato Italiano ha ricavato oltre 2 miliardi di euro, pari a 33,3 milioni di euro a Megahertz (o 333,3 milioni di euro a canale, pensando analogico).
La Risoluzione 235 (WRC-15)
Veniamo dunque alla risoluzione 235. Essa è composta da 13 premesse, che vanno da dichiarazioni di grande respiro e poca originalità – quali “la banda sotto 1 GHz fornisce soluzioni cost-effective per la distribuzione dei segnali” -, a frasi più oscure, quali “nelle nazioni indicate al N 5.296 è in atto una dotazione aggiuntiva al servizio di telefonia mobile terrestre su base secondaria destinata ad applicazioni ausiliarie”.
Il colpo di scena
Si passa poi a parlare dell’agreement GE06. Questo si applica alle bande di frequenza 470-862 MHz, e tratta di servizi di broadcasting e altri servizi primari.
Al capoverso c) delle considerazioni si afferma che una voce digitale (“a digital entry in the GE06 Plan”) può essere utilizzata anche per servizi diversi rispetto a quelli broadcasting.
Condivisione e compatibilità per il 2023
Conseguenza (invito n. 1 all’ITU): si raccomanda di iniziare degli studi di condivisione e compatibilità tra i servizi broadcasting e quelli mobili nella banda 470-690 MHz, con l’obettivo di presentarne i risultati alla World Radiocommunication Conference del 2023. Che, evidenziamo, è solo fra due anni.
470-862 MHz
470-862 MHz: ovvero i nostri vecchi amici canali UHF 21-69. Un po’ tutti, ci sembra.
Condivisione e compatibilità
Cosa si intenderà con questi due termini? Potrebbe trattarsi della consueta questione degli intervalli di guardia, ma probabilmente c’é dell’altro.
L’analisi
Uno degli esperti che collaborano con Newslinet, dopo un’attenta analisi, ha ipotizzato che il documento suggerisca di prevedere un utilizzo condiviso della banda tra servizio tv e servizio mobile in modalità download (SDL come la banda 1450 MHz, già impiegata per il DAB).
Una soluzione per celle telefoniche non in quota
Questa strada potrebbe essere seguita in quanto in Italia molti canali sono interdetti causa compatibilizzazione con gli stati confinanti. L’utilizzo in celle telefoniche non in quota per aumentare la banda in DL (soprattutto streaming o simulcast dunque) sarebbe invece possibile.
Dubbi residui
In ogni caso, sempre secondo il nostro esperto, con l’avvento del 5G mmW che offre canali da 200 MHz dedicati, sfruttare localmente porzioni da 8 MHz ha poco senso, oltre a produrre rischi di saturazione dei ricevitori TV vicini alla cella.
5G Broadcast/Multipoint
In alternativa, potrebbe trattarsi di frequenze da utilizzare per il 5G broadcast. Cioè quella sorta di broadcasting digitale con tecnologia diversa dal DVB, ma pur sempre broadcasting. Che implicherebbe comunque quello che abbiamo definito ennesimo refarming.
Elasticità infinita
Come possiamo vedere, molti sarebbero i vantaggi di questa soluzione, compresa un’elasticità infinita e l’utilizzo di una tecnologia flessibile anche nel settore video.
Tv? No: communication device
Nel frattempo, perfidamente, nelle slides esplicative, il nostro vecchio apparecchio TV ha già cambiato nome. Ora è un communication device.
Il Negroponte Switch
Per gli operatori televisivi e soprattutto per chi ha fatto importanti investimenti in infrastrutture, perdere causa refarming quasi il 40% della banda UHF in soli 10 anni non è cosa da poco.
Ma proabilmente si tratta di un trend inarrestabile. Già nel 1995 al Media Lab dell’MIT di Boston, Nicolas Negroponte parlava di quello che George Gilder avrebbe battezzato “Negroponte switch”.
Nicolas Negroponte
Nicolas Negropone, fondatore stesso del MIT Media Lab, affermò infatti che solo per un incidente della storia eravamo finiti con utilizzare segnali via etere per device statici (televisione, distribuita via onde herziane) e segnali via cavo per device personali e dunque mobili (telefono, distribuito via doppino). Inevitabile che la spettro elettromagnetico – per sua natura limitato – sarebbe col tempo stato destinato ai device mobili. (M.H.B per NL)