Secondo Mediaset servono altri 10 anni per liberare la banda 700 MHz; l’UE ribatte che la tecnologia non aspetterà così tanto.
E’ di qualche giorno fa la decisione dell’Unione Europea di anticipare la scadenza per il rilascio delle frequenze della banda 700 MHz in favore degli operatori tlc al 2020, per agevolare le tecnologie 5G. Non ha tardato ad iniziare il lungo pianto delle emittenti televisive e, in particolare, di Mediaset. Il gruppo di Cologno, infatti, in persona di Gina Nieri (membro del c.d.a.), sostiene che servano “altri 10 anni” di tempo evidenziando come gli operatori del settore siano sostanzialmente impreparati e che “la proposta della Commissione Europea è un favore alle telecomunicazioni”. Insomma, mentre il mondo intero riconosce la crescente importanza delle tecnologie di rete e, al contempo, è evidente su diversi fronti lo stato di arretratezza sul tema del nostro paese, Mediaset invece sbatte i piedi perché si eviti di agevolare il progresso italiano del settore. Dopotutto, al gruppo di Berlusconi, fa forse un po’ venire la pelle d’oca l’idea di dover sgomberare quei tre mux attualmente ospitati nella banda incriminata. La risposta da parte della Comunità non tarda ad arrivare, portata da Roberto Viola, direttore generale della DG connect, il quale sostiene che “la tecnologia non aspetterà 10 anni”, evidenziando inoltre il fatto che “stiamo assistendo a un piccolo paradosso: i principali beneficiari della proposta sono i broadcaster che avranno la possibilità di effettuare legittimamente broadcasting utilizzando la tecnologia LTE. Invece protestano perché vogliono aspettare ancora 10 anni”. Avrebbero dunque ragione da vendere i francesi che, se fossero vere le indiscrezioni già pubblicate su questo periodico, avrebbero spinto l’Europa ad un restringimento dei tempi previsti proprio per paura di finire con il combattere contro le interferenze italiane; e in effetti, a guardare i commenti sulla decisione della Nieri, l’intenzione sembra fosse proprio quella di prendersela comoda. Anche l’europarlamentare svedese Gunnar Hökmark è intervenuto sulla vicenda sostenendo che “il benessere dell’Italia, come del resto quello di altre economie, dipende da quanto riuscirà a mantenere alto il proprio livello di competitività”. In ultimo, Hökmark ha riconosciuto come la penisola sia “più dipendente della maggior parte dei paesi europei dal digitale terrestre”, cosa che rende l’operazione indubbiamente più difficoltosa, ma “il fatto che il problema sia grande non è un buon motivo per aspettare a risolverlo”. Insomma, prima si verrà a capo della questione e meglio sarà per tutti, anche per chi ancora mentalmente analogico. (E.V. per NL)