Praticamente a difendere la decisione del Consiglio di Stato di sospendere la sentenza del TAR Lazio che aveva annullato la delibera Agcom 366/10/CONS sul logical channel numbering (LCN) ci sono solo Aeranti-Corallo e DGTVi (l’associazione che raggruppa gli operatori tv nazionali DTT).
Tutti gli altri enti esponenziali (tranne FRT che al momento non risulta essersi pronunciata ufficialmente) hanno infatti preso dure posizioni contro la misura cautelare straordinaria (decreto inaudita altera parte, quindi in assenza di contraddittorio con i controinteressati) adottata dal supremo organo di giustizia amministrativa nelle more dell’esame dell’istanza di sospensione dell’efficacia della sentenza dei giudici di prime cure (fissata per il 30/08/2011). In sequenza si sono infatti espressi, con dure critiche alla decisione del CdS, il Comitato Radio Tv Locali (tra i ricorrenti nel giudizio che ha condotto all’annullamento della Del. 366/10/CONS), il CNT, il CONNA e, ora, la REA. Quest’ultima associazione ci ha inviato poco fa un comunicato nel quale invita addirittura il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò a dimettersi. "L’ora della verità sull’imbroglio del digitale televisivo terrestre italiano si avvicina – esordisce l’ente presieduto da Antonio Diomede – L’artefice del ricorso contro l’Agcom e il Ministero dello Sviluppo Economico è stato il Comitato Radio Televisioni Locali aderente al CARTv del quale, com’è noto, fa parte attivamente la REA. Le ragioni esposte dall’Avvocato Domenico Siciliano per conto della ricorrente sono chiarissime e difficilmente contestabili nonostante il Consiglio di Stato abbia accolto l’istanza Agcom per la sospensiva della sentenza fino alla udienza del 30 agosto 2011”. "Dunque il verdetto finale è rinviato a fine mese – continua il sindacato – ma la speranza è l’ultima a morire e la REA si batterà fino alla fine, anche ricorrendo alla Corte Costituzionale, affinché venga fatta giustizia per il massacro delle emittenti televisive locali eseguito dal Governo Berlusconi e dall’Agcom di Calabrò che ha voluto politicizzare un evento epocale di trasformazione tecnologica che doveva essere neutrale, utile e funzionale allo sviluppo del Paese in una becera operazione di potere in favore dei gruppi dominanti della comunicazione televisiva nostrana e della telefonia mobile multinazionale". La REA chiede "una nuova Delibera di riordino LCN agganciata a criteri “sani e trasparenti” che assicuri alle emittenti storiche presenti sul territorio di poter competere nel mercato, a pari condizioni e pari dignità, con le reti nazionali private e con la rete pubblica. Attualmente sono centinaia i fornitori di contenuti privi di LCN. Pertanto, è cosa buona e giusta prevedere nella nuova Delibera l’assegnazione LCN agli operatori di rete in modo da garantire ai fornitori di contenuti ospitati sulla rete “certezza di esercizio” fin dal rilascio dell’autorizzazione ministeriale alla diffusione dei programmi televisivi". Gli editori televisivi locali, secondo l’ente esponenziale "devono rendersi conto che la battaglia giudiziaria in atto è la naturale “opposizione” delle tv locali più consapevoli al disegno politico del Governo e dell’Agcom di Calabrò per metterle in liquidazione. Pertanto nella seduta del Consiglio di Stato del 30 agosto dobbiamo essere in tanti a sostenere le nostre ragioni costituendoci “ad opponendum”. Non vogliamo esprimere ulteriori giudizi sulla gestione Agcom relativa al processo del DTT italiano, ma per dimostrare la propria indipendenza dalla politica governativa, bene farebbe il Presidente Calabrò a rimettere il proprio mandato nelle mani del Parlamento", chiude il comunicato della REA. (A.M. per NL)