Non ha perso tempo l’Agcom e non ne sta perdendo il Consiglio di Stato che, il giorno dopo la notizia (data per primo da questo periodico) sulla dirompente decisione del TAR Lazio di annullare la delibera 366/10/CONS che regolava il logical channel numbering, discute oggi l’istanza per la concessione di una misura cautelare provvisoria che sospenda il provvedimento dei giudici di primo grado.
Già oggi pomeriggio potrebbe sapersi se i giudici di secondo grado avranno accolto l’istanza dell’ente presieduto da Corrado Calabrò per conseguire un decreto inaudita altera parte (cioè in assenza di contraddittorio) che congeli la sentenza del TAR Lazio preservando così (almeno fino alla camera di consiglio del 30/08, dove si discuterà l’istanza cautelare dell’Agcom nel contraddittorio con i ricorrenti in primo grado) la delibera che ha regolamentato, tra mille polemiche e con effetti spesso devastanti per le piccole emittenti, la controversa numerazione automatica dei canali del digitale terrestre. Nel frattempo, si moltiplicano i malumori tra gli operatori di rete locali che stigmatizzano, soprattutto, l’ondivago orientamento delle proprie associazioni di categoria che, come al solito, sembra non sappiano che posizione prendere a riguardo della questione. Se il tiepido ordine di scuderia (in verità perlopiù disatteso) è quello di non alterare lo status quo dell’occupazione LCN nelle more della decisione del CdS, va detto che, nella sostanza, è impossibile poter rappresentare con una presunzione di credibilità gli interessi sia delle grandi emittenti (avvantaggiate dal posizionamento nel blocco LCN 10/19) che dei piccoli operatori (penalizzati da attribuzioni di identificatori collocati in blocchi pressoché infrequentati dall’utenza). Quindi, nell’incertezza, i sindacati tacciono. Eccezioni al silenzio vengono solo dal Comitato Radio Tv Locali (l’ente esponenziale che col suo ricorso ha conseguito l’annullamento di cui si discute), di cui abbiamo dato conto in altro articolo e dal CNT, organismo associativo che sostanzialmente rappresenta le emittenti del gruppo Retecapri-Telecapri. "Oltre ai validissimi motivi che hanno portato all’annullamento della delibera Agcom, ci sono altri elementi ancora su cui la magistratura si deve esprimere – fa sapere in una nota l’editore di Telecapri Costantino Federico – Il primo è l’assurda possibilità che era stata data a due emittenti provinciali di consorziarsi ed avere così un numero Lcn nella prima decade. Si è arrivati così all’assurdo che a Napoli sono visibili quattro o cinque piccolissime emittenti delle province campane ed è assente Telecapri, storicamente la prima emittente della Campania, relegata ad una posizione oltre il numero 70. Vi è poi – continua il direttore di Telecapri – la questione gravissima degli illeciti di falsi documenti e di quelli illegittimamente compilati per i contributi su cui il Corecom Campania negli anni scorsi ha accettato, premiandole, posizioni del tutto irregolari. In questo caso parliamo di manette e già sono in corso diversi procedimenti penali contro emittenti che hanno fraudolentemente percepiuto i contributi ex legge 448/98 che ora bisogna impegnarsi a far restituire e recuperare allo Stato. Scandaloso – conclude Costantino Federico – appare l’intenzione dell’Agcom di ricorrere in appello al Consiglio di Stato senza neanche le controparti invece di convocare subito le associazioni e le emittenti per trovare una soluzione legittima, equa e condivisa sull’Lcn". (A.M. per NL)