Come previsto, l’appello del CNT di Costantino Federico per riunire le rappresentanze delle emittenti locali in vista della camera di consiglio del 30/08/2011, allorquando il Consiglio di Stato discuterà l’istanza cautelare proposta da Agcom nel ricorso contro la sentenza del TAR Lazio che ha annullato la delibera 366/10/CONS, è caduto nel vuoto.
Il fronte delle associazioni delle tv locali rimane quindi spaccato: da una parte il CNT, il Comitato Radio Tv Locali, il CONNA e la REA, a difendere la sentenza del TAR Lazio; dall’altra Aeranti-Corallo e DGTVi (associazione che raggruppa i player tv nazionali) a chiedere la conferma del decreto inaudita altera parte reso dai giudici di secondo grado che hanno sospeso, appunto sino al 30/08/2011, il provvedimento del tribunale amministrativo di primo grado con il quale era stata annullata la delibera dell’Agcom recante la regolamentazione del logical channel numbering. In mezzo, la Federazione Radio Televisioni (FRT) che, almeno a quanto noto a chi scrive, non ha espresso la propria posizione sulla vicenda. Così, mentre entrambi gli schieramenti stanno stimolando i propri associati ad intervenire "ad opponendum" o "ad adiuvandum" nel giudizio amministrativo (si stimano in almeno un centinaio gli interventi), si registrano molte perplessità tra le emittenti. Se infatti potrebbe sembrare scontato che chi ha ottenuto una collocazione favorevole (di norma tra le posizioni LCN 10 e 19) abbia tutto l’interesse a contrastare la decisione del TAR Lazio e, dall’altra, potrebbe prospettarsi altrettanto ovvio che le emittenti locali che hanno ricevuto un’attribuzione in posizione remota (non raramente nei numeri oltre il 5° arco di numerazione) puntino a difendere l’annullamento della controversa delibera 366/10/CONS, non può sottacersi la presenza di un notevole numero di soggetti perplessi, a dispetto della propria condizione, a riguardo dell’una o dell’altra posizione. Meglio il certo (la stabilità) che l’incerto (la riattribuzione in tempi non determinabili degli identificatori LCN), obiettano alcuni operatori che pure non sono ben posizionati nelle liste LCN stilate dal MSE-Com. Perché favorire i nazionali con numerazioni appetibili anche per i programmi successivi al primo quando invece alle locali è pregiudicato un posizionamento efficace ulteriore a quello della rete principale, si chiedono, per converso, alcuni editori che pure hanno ricevuto LCN di pregio (per il propro palinsesto primario)? E mentre i due schieramenti, a quanto risulta a questo periodico, stanno contattando i fornitori di servizi di media audiovisivi per stimolarne l’intervento del giudizio pendente avanti al Consiglio di Stato, con l’obiettivo non già, evidentemente, di fornire ulteriori elementi di valutazione giuridica, quanto di impattare psicologicamente il collegio di secondo grado con un numero rilevante di alleati per l’una o l’altra posizione, non pochi editori locali si chiedono se abbia ancora senso confermare la propria adesione in sindacati nelle cui scelte da tempo non si riconoscono più. (A.M. per NL)