Dopo il terremoto degli ultimi giorni, con il TAR Lazio che ha annullato la delibera 366/10/CONS (sulla numerazione automatica dei programmi del DTT) e il Consiglio di Stato che, con una misura cautelare straordinaria, ha sospeso qualche giorno dopo (e sino alla camera di consiglio del 30/08) la sentenza dei primi giudici, il settore mostra tutta la sua divisione.
Da una parte ci sono gli enti che plaudono al provvedimento del CdS (Aeranti-Corallo e DGTVi), dall’altra sindacati (CRTL e CNT) che contestano con determinazione un decreto che ha gelato gli animi che si erano prontamente riscaldati dopo "un segnale di giustizia" (come ha definito la sentenza del TAR un editore televisivo piemontese che ha commentato un nostro articolo). In mezzo – oltre a enti esponenziali per il momento silenti, come la Federazione Radio Televisioni (FRT) – ci sono però anche centinaia di operatori che non si riconoscono né nell’uno, né nell’altro schieramento: si tratta di editori che pur facendo riferimento (per ora) ad alcune sigle sindacali ne prendono fermamente le distanze, non riconoscendosi in dichiarazioni che non rappresentano il loro pensiero. Le decine di email giunte a questo periodico, che vengono pubblicate nei vari articoli sull’argomento oppure tra i commenti agli stessi, testimoniano questo clima di divisione, che peraltro da sempre caratterizza il settore radioteleviso italiano. "Mi risulta che la stragrande parte delle emittenti locali sia contraria alle assegnazioni dei numeri effettuata dal Ministero di Romani", ci segnala un operatore che non nasconde la disapprovazione per i sindacati che hanno plaudito alla decisione del CdS. "Mai vista una rapidità del genere in una decisione del Consiglio di Stato. Tre giorni compresi sabato e domenica. E poi dicono che la giustizia in Italia non funziona. Eccome se funziona. Peccato che di (in)giustizia si tratti", gli fa eco un editore locale. "Se la sentenza del TAR avesse annullato solo la parte della delibera dell’Autorità che tratta i criteri per gli LCN delle locali, Calabrò sarebbe stato così celere?", si chiede un lettore. Intanto, dopo le durissime dichiarazioni del Comitato Radio Tv Locali pubblicate su questo periodico stamane (che hanno fatto da coltraltare alla manifestazione di "soddisfazione" espressa da Aeranti-Corallo con un comunicato inviatoci e pubblicato ieri sera), ospitiamo un’altra posizione discordante rispetto alla decisione del CdS: quella del CNT, che, come noto, rappresenta le posizioni dell’operatore nazionale Retecapri e delle tv locali facenti riferimento al gruppo Tele Capri. “Tradizionalmente il mese di Agosto, o per meglio dire, il periodo feriale è allegramente utilizzato dal Ministero delle Comunicazioni (oggi MSE), dall’Agcom e più in generale dal gruppo di potere politico affaristico per le operazioni più spericolate, per le acquisizioni più disinvolte ma soprattutto per i provvedimenti normativi, giurisdizionali, l’emanazione di bandi, di concorsi, di graduatorie e perfino di leggi che in condizioni normali mai sarebbero adottati", dichiara in un comunitato inviatoci poco fa l’associazione caprese. "Ad agosto sono state scritte le pagine più vergognose della storia della televisione in Italia. Quest’anno però si annuncia più ricco del solito il ‘palmares’ di imprese commendevoli dei nostri eroi”, continua il presidente dell’ente Costantino Federico, introducendo la ferma protesta e il pesante giudizio critico sul decreto presidenziale del Consiglio di Stato con cui è stato accolto il ricorso d’urgenza dell’Agcom e sospesa la prima sentenza del TAR Lazio (sono due, sostanzialmente speculari, i provvedimenti dei giudici amministrativi sull’argomento) che aveva annullato la delibera 366/10/CONS relativa al logical channel numbering, cioè l’ordinamento automatico dei canali della tv digitale sul telecomando di casa (mentre scriviamo è probabile venga esaminato anche il ricorso, sempre dell’Agcom, contro la seconda sentenza che aveva visto protagonista l’emittente napoletana Canale 34). L’esito secondo alcuni sarebbe scontato (con un CdS che probabilmente confermerà nella camera di consiglio del 30/08 il decreto di ieri), ma, secondo il CNT, "rende ancora più grave e censurabile l’intera vicenda". "Naturalmente l’Agcom ha il diritto e forse il dovere di difendere i suoi atti e le sue deliberazioni ma da qui a rovinare le emittenti indipendenti e favorire da un lato il monopolio privato Mediaset e quello pubblico RAI e dall’altro regalare le migliori posizioni LCN ad emittenti di infimo ordine per qualità, copertura ed ascolti ce ne corre", insiste Federico. "Il Presidente Corrado Calabrò, di cui pure sono note le alte qualità professionali e scientifiche, evidentemente non riesce a scrollarsi di dosso il pesante condizionamento dei commissari di stretta osservanza berlusconiana. L’Agcom garantisce le comunicazioni a Mediaset ogni giorno di più monopolista assoluto". "Chi garantisce l’esistenza e i diritti degli altri, dei minori, degli indipendenti, dei “diversi”?", si chiede il presidente del CNT, che si risponde da solo: "Non certo chi ha addirittura ha espresso "soddisfazione" per il provvedimento del CdS". Costantino Federico punta il dito, in particolare, contro le (contestatissime) gradutorie Corecom, su cui stanno, tra l’altro, indagando diverse procure della Repubblica, che sarebbero, secondo il responsabile del CNT, "inquinate da false dichiarazioni, da documenti artefatti o incompleti o addirittura assenti". Alcuni sindacati di tv locali, ad avviso di Federico, sembrano "giustificare" questo stato di cose, così come sembra farlo (col suo comportamento) l’Agcom. "Se l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni intende proseguire in questa violenta azione muscolare, di cui il ricorso accolto per ora dal CdS è solo un segnale e un chiaro messaggio, sta facendo una scelta imprudente e fondamentalmente sbagliata", avverte il presidente del CNT. Costantino Federico non si limita all’invettiva ma ritiene di proporre "soluzioni e alternative per disinnescare un conflitto che non è affatto sicuro si concluda con la vittoria dell’arroganza, della prepotenza e del sopruso pur coperti dalle foglie di fico di leggi, regolamenti e deliberazioni fortunosamente tenuti in piedi da congiure tipo P3 o P4 che non da liberi e accettati provvedimenti giurisdizionali". “C’è tempo – sostiene Costantino – per rinsavire e per una soluzione al problema: basta convocare un tavolo tecnico con tutti i protagonisti istituzionali da un lato, le reti nazionali e le associazioni tutte delle emittenti dall’altro e correggere le mostruosità della delibera 366/10. Rimarremmo delusi se questa ragionevole, ovvia e naturale proposta non venisse accolta e non si trovassero soluzioni condivise e concordate prima del 30 agosto”. (M.L. per NL)