Il nuovo piano di attribuzione della numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre elaborato dalla professoressa Marina Ruggieri dell’Università di Tor Vergata su indicazione del Consiglio di Stato è alla consultazione pubblica.
Ma l’Autorità non si dà per vinta paventando i presupposti per la revocazione della sentenza che legittima lo svolgimento dell’attività sostitutiva. Alla base del risentimento, la pretesa erronea interpretazione degli atti processuali relativi al giudizio di secondo grado, all’esito del quale l’Amministrazione è risultata prima soccombente e poi inadempiente al comando impartito da Palazzo Spada – in adesione alle prospettazioni della tv locale ricorrente, Telenorba – a riguardo dell’attribuzione dei numeri 8 e 9 del telecomando alle locali. L’attenzione dell’Avvocatura dello Stato, infatti, si è in primo luogo concentrata su due tabelle elaborate sulla scorta dell’indagine sulle preferenze degli utenti riguardo alla numerazione dei canali prima della transizione al digitale terrestre, condotta dall’Istituto Piepoli. In particolare, la tesi proposta da Telenorba ed avallata dal Consiglio di Stato, prenderebbe le mosse da un dato – secondo Agcom – frainteso dal Collegio e comunque (asseritamente) non corrispondente alla realtà dello studio operato. La maggiore percentuale degli utenti che ricordava di avere collocato – in tempo antecedente allo switch-off – le locali alle prime posizioni del telecomando, si sostiene sia stata calcolata su di un campione minore rispetto al monte degli intervistati. L’Agcom è, infatti, convinta che la maggioranza degli utenti esaminati ricordi in tale “settore” del primo arco di numerazione (dal tasto 1 al tasto 9 del telecomando) la presenza di emittenti nazionali e, pertanto, il piano di numerazione di cui alla delibera 237/13/CONS sarebbe da ritenersi scevro da censure, nondimeno rispettoso di quanto anche la normativa di riferimento prescrive a tutela delle abitudini dei telespettatori. Questo sarebbe il presupposto della paventata richiesta di revocazione della sentenza azionata in sede di ottemperanza. Ciò detto, a quattro anni dalla delibera 366/10/CONS, tanto vituperata, prorogata e pluricensurata, nessuno sembra considerare che tutto questo polverone, in realtà, è divenuto più una questione di principio che di ristabilimento – ci si passi l’espressione – “dell’ordine pubblico”. Nei quattro anni trascorsi, infatti, il panorama dei canali del DTT si è praticamente assestato e tutte le vertenze alle quali abbiamo assistito hanno sempre finito per aderire al male minore. La 366/10/CONS, appunto, che forse – oggi – molti vorrebbero vedere risorgere, come una fenice, dalle prorpie ceneri. Se succede come nel settore radiofonico ove da 30 anni impera il regime “provvisorio” della Legge Mammì, quando troveremo la quadra sulla numerazione dei canali delle televisione DTT, forse questa tecnica sarà già superata. (S.C. per NL)