Se qualcuno avesse ancora dubbi che la ripresa nel settore delle comunicazioni di massa italiane sta cominciando ad ingranare, le righe che seguono potrebbero contribuire, se non ad un radicale cambiamento d’idea, quantomeno ad un serio riesame dei presupposti della propria opinione.
Abbiamo scritto su queste pagine, negli ultimi mesi, delle intense attività di retroguardia che le concessionarie di pubblicità radiotelevisive (radio, in particolare) stanno ponendo in essere con l’obiettivo di consolidare la propria posizione in vista del ritorno del segno più nella raccolta (che, per inciso, è già stato marcato prima con il 5,6% di gennaio 2014 rispetto all’analogo mese del 2013 e poi con le rosee previsioni per febbraio). Attenzione particolare, poi, è stata dedicata alle operazioni in corso intorno al gruppo radiofonico Finelco (cui fanno riferimento le nazionali Radio 105, RMC, Virgin Radio), la cui partecipazione del 44,5 da parte di RCS Corsera è stata posta sul mercato; alla galassia Cairo, interessata a potenziare i canali targati La 7 e tra Telecom Italia (con TIMB) e L’Espresso (con Rete A) per la creazione di un supercarrier da alienare ad un investitore terzo (probabilmente straniero). Ma i riflettori sono stati puntati, soprattutto, sull’accarezzamento che grandi player statunitensi stanno effettuando alla tv numerica terrestre del Belpaese, con in testa Sky, propensa (pare) a portare il suo potentissimo TG24 sul DTT, Discovery pronta a mettere a reddito (con tanto di concessionaria captive) le ottime performance d’ascolto di Real Time e DMax (magari anche attraverso un’evoluzione del ruolo da content a network provider nella gara per l’assegnazione del dividendo interno) e Scripps Network Interactive, che tra una settimana debutterà con il canale Fine Living Network sul logical channel number 49 acquisito per 4 mln di euro da Anicaflash (programma Coming Soon). E proprio per lanciare (tra l’altro) un programma in competizione con Fine Living Network, la BBC Wordlwide, la branca commerciale del colosso radio-tv inglese che si occupa di distribuire nel mondo singoli contenuti e palinsesti completi (34 in tutto) made in UK, starebbe guardando al mercato tv sul digitale terrestre italiano. In realtà, l’intento della BBC Wordlwide non sarebbe solo quello di collocare sui telecomandi italiani il programma BBC Lifestyle (il diretto concorrente di Fine Living Network), ma anche di collocare Cbeebies, canale dedicato, tanto per cambiare, ai bambini. Insomma, per sbarcare sulla penisola italica servono capacità trasmissiva e LCN per almeno due programmi ad alta appetibilità, che potrebbero entrare nell’offerta pay di qualche network provider (Mediaset Premium, per esempio) o, più probabilmente (visti i margini non esaltanti delle tv a pagamento del nostro paese), tra i canali free (nel qual caso si tratterà di subentrare in due logical channel number entro la prima cinquantina di posizioni). A riguardo di questa ultima prospettiva, se pare sia da scartare la partecipazione della BBC all’asta per il dividendo interno (sia per la più volte evidenziata scarsa qualità delle frequenze a gara, sia per gli ingenti costi di realizzazione delle infrastrutture di distribuzione del segnale), sembra che gli sherlock holmes inglesi stiano sondando le richieste economiche di content provider italiani interessati ad alienare autorizzazioni e identificatori di posizione sul telecomando sotto il numero 50. Allo stesso tempo, con le tariffe per la capacità trasmissiva in caduta libera, la BBC Worlwide – che al contrario della BBC locale ha bilanci con segno positivo (1,12 mld di sterline fatturati nel 2013 in salita del 3% sull’anno precedente) – potrebbe trovare facilmente banda per trasportare i due canali che potrebbero fungere da testa di ponte per marchiare GB la tv italiana. (M.L. per NL)