Dovrebbe andare in Gazzetta Ufficiale questa settimana il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico concertato col Ministero dell’Economia e delle Finanze con il quale vengono disposte le misure economiche di natura compensativa finalizzate al volontario rilascio di prozioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze di cui alla tabella 2 della delibera 480/14/CONS.
La motivazione del clamoroso ritardo accumulato resta ancora avvolta da un velo di mistero, anche se è probabile che l’invio all’organismo di controllo di rango costituzionale per il vaglio di competenza, avvenuto solo il 24/04/2015, fosse conseguente all’opportunità di attendere i pronunciamenti cautelari del TAR Lazio sui ricorsi relativi alla cessazione dell’attività dei network provider operanti su frequenze (astrattamente) incompatibili con assegnazioni DTT estere, inizialmente prevista per il 30/04/2015 (nel quale si è costituita ad adiuvandum delle ragioni delle emittenti locali del proprio territorio la Regione Puglia, area più colpita dall’espunzione di canali). Come noto, nel mirino del raid radioelettrico, c’è una quota rilevante delle stazioni locali esistenti, pari a quasi 150 emittenti, che occupano 76 frequenze escluse dalla pianificazione con delibera Agcom 480/14/CONS (a sua volta resa in applicazione della L. 9/2014), sebbene regolarmente assegnate dal Ministero dello Sviluppo Economico in coscienza della loro teorica incompatibilità con operatori di rete esteri. I giudici amministrativi chiamati a decidere sulla legittimità o meno della Delibera dell’Autorità avevano, all’udienza del 28/01/2015, rinviato la valutazione della concessione della sospensiva (sulla base della sussistenza degli essenziali requisiti del periculum in mora e del fumus boni iuris) al 08/04/2015, quindi a tre settimane dal d-day. Riuniti i ricorsi, il TAR ha tuttavia respinto le istanze cautelari, sicché, secondo la lettura dietrologica suesposta, si sarebbe provveduto a definire il decreto interministeriale, che, a questo punto, dovrebbe essere licenziato definitivamente dai giudici di controllo in materia fiscale sulla spesa pubblica all’interno del bilancio dello stato entro il 24/05/2015. Nel merito, sul piano dei destinatari, la complicata formulazione, di cui da tempo gira una bozza, vedrebbe confermato l’ordine che vuole al primo posto, ovviamente, i titolari di diritti d’uso (in sequenza: regionali, poi pluriprovinciali, provinciali o limititati all’area di servizio dei singoli impianti, costituiti però sotto forma di intesa regionale) dei canali incompatibili, seguiti dalle società consortili e, da ultimo, coloro che, indipendentemente dal canale utilizzato, vogliono approfittare di una delle (si suppone) ultime occasioni per dismettere l’attività a fronte di un corrispettivo governativo (che dovrebbe pervenire entro il 31/07/2015, ovviamente ad avvenuta e certificata dismissione dei canali). Il provvedimento dovrebbe prevedere che, nell’ipotesi in cui non sia raggiunto il numero delle frequenze da liberare, si compili una graduatoria in base all’offerta di tutti i soggetti richiedenti, sulla base della quale verrà accolta l’offerta più bassa (in caso di parità di offerta si procede a sorteggio). Il DM introdurrebbe poi la possibilità di ampliare la rottamazione stessa oltre lo stretto necessario (stretto si fa per dire, ovviamente…), prevedendo la liberazione di risorse incompatibili a libello provinciale su scala regionale; soluzione che certamente attirerà non poche contestazioni, posto che potrebbe alterare le quote di distribuzione delle risorse, già valutate tra 1/2 e 1/3 del valore di mercato (a secondo delle aree). I soggetti titolari di diritti d’uso per frequenze incompatibili che non parteciperanno alla procedura per l’attribuzione delle misure compensative (in sostanza gli operatori di rete che intendono proseguire l’attività) dovranno esprimere manifestazione d’interesse, in ordine di priorità, per l’assegnazione di frequenze pianificate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. (M.L. per NL)