Si moltiplicano le (invero tardive) iniziative di protesta degli operatori tv locali che entro il 31/12/2014 dovranno dismettere le emissioni sui canali espunti dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze DTT rivisto da Agcom per lenire le interferenze internazionali.
In attesa di conoscere le determinazioni assunte in via cautelare dalla magistratura amministrativa già adita da molti network provider (è altamente probabile che i giudici, dovendo contemperare l’applicazione degli obblighi sovranazionali con la tutela degli interessi legittimi delle tv italiane, ordinino al MiSE di destinare ogni risorsa disponibile, compreso quelle del dividendo non assegnato, agli operatori depauperati delle frequenze incompatibili), entrano in gioco le regioni. In Puglia, dove 12 delle 18 reti digitali televisive locali rischiano di chiudere, il presidente del Consiglio Regionale, Onofrio Introna ha chiamato a raccolta i parlamentari pugliesi, editori e Agcom. “Il consiglio con un ordine del giorno – ha detto Introna – ha chiesto di voler riconsiderare una possibile apertura dei termini e ridiscussione del provvedimento. Per ogni azienda che chiude o che viene oscurata – ha sottolineato – ci sono preoccupazioni per la tenuta dello spessore democratico dell’informazione. Siamo preoccupati – ha continuato Introna – per la conservazione e la difesa del tessuto occupazionale della nostra regione”. Analoghe iniziative sarebbero state sollecitate in Friuli, nelle Marche, in Abruzzo ed in Emilia Romagna. Sostanziale inerzia, invece, da parte dei sindacati delle tv locali. (M.L. per NL)