DTT, interferenze internazionali. Giacomelli (Sviluppo Economico): decisiva mano al comparto tv locale

Interventi "profondi" sul comparto tecnico delle tv locali per eliminare le interferenze alle emissioni dei paesi confinanti dell’Italia.

Lo ha annunciato ieri Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, nell’incontro tenutosi a Roma con François Rancy, direttore del Radiocommunication bureau dell’ITU (acronimo di International Telecommunication Union – Telecommunication Standardization Bureau). "Il governo – ha illustrato Giacomelli – intende risolvere il problema dell’eccessiva saturazione dello spettro attraverso una profonda riforma dell’emittenza locale". Sul banco degli imputati, quindi, ancora i network provider locali, la cui colpa è unicamente quella di aver ricevuto in assegnazione frequenze palesemente incompatibili con il quadro radioelettrico internazionale, a differenza dei superplayer, che si sono visti attribuire risorse coordinate in ambito ITU. Una situazione che vede una pesantissima responsabilità delle rappresentanze delle emittenti locali, che all’indomani delle attribuzioni vanamente esultavano mentre i più accorti mettevano inutilmente in guardia sugli aspetti tecnici retrospettivi di raffazzonate assegnazioni (il quadro interferenziale di confine era già evidente). "La strategia che adotteremo – ha continuato il sottosegretario – ci consentirà non solo di mettere finalmente l’Italia in grado di rispettare gli accordi internazionali sottoscritti, ma anche di riorganizzare complessivamente il settore dell’emittenza locale eliminando ambiguità, dando certezza di risorse e superando un’eccessiva e ingiustificata saturazione dello spettro". Nella direzione dell’eliminazione delle perturbazioni, tra pochi giorni (il 6 maggio), Giacomelli incontrerà il ministro delle Tlc sloveno Jerney Pikalo, principale evidenziatore ITU delle criticità interferenziali italiane. Nel dettaglio, i recenti provvedimenti normativi prevedono che entro dicembre 2014 i canali DTT incompatibili con le emissioni straniere dovranno essere dismessi a fronte di un indennizzo complessivo di 20 milioni di euro. Una cifra che, visto il numero enorme di emittenti coinvolte che dovranno cessare l’attività, gli operatori ritengono assolutamente insufficiente. A fondo del problema, ricordiamo che a seguito della riunione di Consiglio del 21/01/2014, Agcom ha approvato la delibera 26/14/CONS, attraverso la quale ha avviato le procedure per escludere dalla pianificazione DTT i canali riconosciuti a livello internazionale ed utilizzati dai Paesi confinanti, pianificati ed assegnati a network provider ed oggetto di accertate situazioni interferenziali. Le procedure saranno svolte, nell’ambito della D.R.S.C.E., dall’Ufficio Disciplina delle Risorse Scarse competente in materia. L’intervento dell’Agcom, sul piano giuridico, trae originario impulso dal fatto che in ambito ITU (International Telecommunication Union), oltre a fissare le procedure ed i criteri tecnici di pianificazione, è sancito il principio del c.d. “equitable access”, ovvero l’accesso equo alle risorse spettrali da parte di tutti i Paesi. In base a tale disposizione, da un lato, devono essere pienamente rispettati i diritti già acquisiti da ciascun Paese, mentre, dall’altro, sussiste il diritto di ciascuno all’equa ripartizione delle risorse non ancora assegnate in ambito internazionale. Il rispetto dell’equitable access nella direzione della tutela dei servizi televisivi esteri da parte del nostro Paese ha trovato impegno formale da parte del governo con l’approvazione del D.L. 145/2013, recante “Interventi urgenti di avvio del piano "Destinazione Italia". Detto provvedimento, all’articolo 6, comma 8, prevede che “[e]ntro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avvia le procedure per escludere dalla pianificazione delle frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre le frequenze riconosciute a livello internazionale ed utilizzate dai Paesi confinanti, pianificate ed assegnate ad operatori di rete televisivi in Italia ed oggetto di accertate situazioni interferenziali. La liberazione delle frequenze di cui al primo periodo deve avere luogo entro e non oltre il 31 dicembre 2014. Alla scadenza del predetto termine, in caso di mancata liberazione delle suddette frequenze, l’Amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi della polizia postale e delle comunicazioni ai sensi dell’articolo 98 del Codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259”. Tale norma – avevamo evidenziato all’indomani dell’approvazione – era destinata ad impattare fortemente sulle tv locali operanti nelle aree di confine e su frequenze condivise con quelle di stati esteri, nella misura in cui prevedeva l’espunzione dal Piano nazionale delle frequenze televisive per il digitale terrestre di quei canali assegnati (a livello internazionale) e utilizzati dai Paesi confinanti (in particolare Slovenia, Croazia, Malta, ma, in prospettiva, anche Svizzera, Tunisia, Francia, Austria) e ciononostante pianificati ed attribuiti a network provider locali italiani dal Ministero dello Sviluppo Economico (nonostante fosse già noto in origine il rischio di insorgenza di interferenze).  Proprio il caso di Malta è stato recentemente oggetto di un provvedimento di ripianificazione dell’Autorità, che ha riconosciuto che "la compatibilizzazione delle reti televisive digitali italiane con le utilizzazioni di Malta è ormai diventato un problema ineludibile e di urgenza improcrastinabile", tanto "che la Commissione Europea ha attivato la procedura di “good offices” in ambito RSPG (Radio Spectrum Policy Group), procedura che, in mancanza di soddisfacimento delle richieste di Malta, può condurre all’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia". (M.L. per NL)

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