“Il Governo si impegna a concedere alle tv locali le frequenze non assegnate nella cosiddetta procedura di beauty contest, nonché quello di liberare quelle bloccate nella procedura di infrazione”, ha fatto sapere il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.
Uno spiraglio di luce in fondo al tunnel per le tv locali che dovrebbero liberare le frequenze oggetto di interferenze con i paesi esteri entro il 31 dicembre: il sottosegretario del MISE ha infatti dichiarato nei giorni scorsi l’intenzione di utilizzare le frequenze non assegnate con il beauty contest e di rendere disponibili anche gli spazi frequenziali finora vincolati dalla procedura di infrazione aperta dall’UE (ossia i lotti L1 e L2, non assegnati con la gara vinta da Cairo, unico partecipante; a questi si potranno aggiungere anche le frequenze previste dall’ex beauty contest, per un totale di 4, due delle quali non disponibili su tutto il territorio nazionale). In tutto sono 76 le frequenze televisive suddivise in 12 regioni, già individuate dalla delibera Agcom del settembre scorso che, in quanto interferenti, dovrebbero essere disattivate entro fine anno, secondo quanto previsto dalla legge 9 del 21 febbraio 2014 (ma sarebbe al vaglio una proroga di quattro mesi). Le misure, come ricorderanno i nostri attenti lettori, colpiranno pesantemente molte locali della fascia adriatica: la Puglia sarà una delle regioni più coinvolte nella procedura di “sfratto”, dovendo disattivare circa i 2/3 delle sue frequenze. La situazione di per sé già abbastanza complicata, dovrà tenere presente poi anche gli impegni che l’Italia ha preso con l’ITU (International Telecommunication Union) per risolvere i problemi interferenziali in primis con Slovenia e Croazia, ma anche con Francia, Malta, Svizzera e San Marino. “Il nostro intento – ha fatto sapere Giacomelli durante l’incontro della scorsa settimana con le delegazioni dei parlamentari pugliesi – è consolidare la realtà dell’emittenza locale. Il danno è stato compiuto nel momento in cui si è utilizzato in maniera indiscriminata parte dello spettro frequenziale che non poteva essere utilizzato in questo modo” (il ministro reggente al tempo era Paolo Romani, ndr). Riguardo alle tempistiche il Sottosegretario ha ribadito che gli accordi con l’ITU parlano di fine 2014 “per noi è importante che questo percorso inizi, il problema non sono due settimane in più”. Perché le emittenti coinvolte liberino le frequenze in questione, il Governo ha messo in campo una strategia su due fronti: da un lato sarà previsto un incentivo per coloro che decideranno di abbandonarle (al momento sono previsti 20 mln di euro di indennizzo, ma nei giorni scorsi il ministro Maria Elena Boschi ha annunciato di voler rimpinguare il totale) e dall’altro l’intenzione di favorire i consorzi tra emittenti, cosicché alcune frequenze possano essere liberate e altre possano essere sfruttate a pieno. “L’annuncio del Governo è una buona notizia – commenta Michele Meta del Pd, presidente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera – molte delle imprese interessate, infatti, hanno ancora sulle spalle i pesanti investimenti effettuati per il passaggio al digitale terrestre. Ma ora si proroghi di alcuni mesi il termine per la liberazione delle frequenze e, nel frattempo, si lavori alla migliore soluzione possibile. È innegabile che i tempi oggi siano piuttosto ristretti, se è vero che la consultazione avviata in questi giorni dal Ministero dello Sviluppo Economico si concluderà il 10 dicembre e che, entro il 31, dovrà già essere chiaro il quadro delle emittenti che libereranno le frequenze e delle compensazioni loro assegnate. Un’ipotesi di buonsenso – conclude Meta – potrebbe essere quella di prorogare il termine fino al 30 giugno 2015, ricercando insieme alle emittenti interessate la soluzione più adeguata: il ‘se’ non è in discussione, ma dal ‘come’ si risolverà la questione può dipendere il futuro di molte emittenti e dei loro lavoratori”. "Le frequenze, per chi fa televisione, sono come l’ acqua e la farina per i panettieri – ha detto Davide Caparini della Lega Nord nel corso del question time in aula a Montecitorio-, sono l’essenza stessa del lavoro. Con la modifica del piano nazionale di assegnazione delle frequenze il governo chiede ai possessori di una frequenza televisiva di restituirla dopo che è stata utilizzata vent’ anni per fare impresa. Parlare di un indennizzo è una presa in giro che equivale a dire di chiudere l’ impresa. Che ne sarà delle migliaia di lavoratori e del pluralismo dell’ informazione? Queste decisioni del governo, che continua a contraddirsi, scavalcano qualsiasi logica imprenditoriale, di sviluppo e di innovazione". (V.R. per NL)