DTT, interferenze a canali tv esteri. Riunione 23/09 MSE-Com. Ipotesi destinazione canali ex beauty contest

Si terrà martedì prossimo (23 settembre) la prevista riunione tra i funzionari dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) di Ginevra presso il Ministero dello Sviluppo economico con ordine del giorno la risoluzione delle interferenze ai canali tv DTT dei paesi confinanti con Italia provocate dalla cattività pianificazione del digitale terrestre nel nostro paese.

Il problema della rimozione delle perturbazioni alle trasmittenti estere dalle emissioni italiane è quantomai urgente, posto che entro il 31/12/2014 i canali incompatibili dovranno essere dismessi, causando la forzata inattività delle tv locali che li eserciscono. A riguardo, se, come sembra, il MSE avanzerà all’UE la proposta di destinare le frequenze non assegnate a seguito della gara per l’attribuzione del cd. "dividendo interno" (ex beauty contest), è probabile che venga chiesta una moratoria in attesa del responso della Commissione europea alla nuova destinazione dei lotti 1 (VHF 6 e UHF 23) e 2 (VHF 7 e VHF 11) del digital dividend per la sistemazione parziale dei problemi interferenziali coi paesi esteri (che, lo ricordiamo, sono stati causati dalle attribuzioni "allegre" dello stesso MSE). La fallimentare asta per l’attribuzione delle risorse DTT dell’ex beauty contest, cui aveva partecipato solo il Gruppo Cairo (content provider de La 7 e La 7D), aggiudicandosi il migliore pacchetto frequenziale (Lotto 3, costituito dai canali UHF 25 e 59) per l’importo di euro 31.626.000,00, potrebbe contribuire a lenire gli effetti della complicatissima questione della liberazione dei canali incompatibili con le emissioni straniere di confine, che dovrà avere luogo entro fine anno (ex L. 9/2014). Posto infatti che gli indennizzi governativi (20 mln complessivi) sono di gran lunga inferiori agli investimenti effettuati dagli operatori solo pochi anni fa per ottemperare alle assegnazioni frequenziali sommarie del MSE-Com, come abbiamo più volte evidenziato su queste pagine, è altamente probabile che le ordinanze di spegnimento in assenza di attribuzioni di diritti d’uso equivalenti ingenerino un nuovo contenzioso giudiziario di dimensioni epiche. A quanto risulta a questo periodico (che per primo indicò la soluzione delle frequenze della provvista digitale come possibile soluzione atta a contribuire a sbrogliare la sottovalutata problematica interferenziale di confine), come detto, Agcom e MSE sarebbero disponibili ad avvallare l’utilizzo dei canali non assegnati per conciliare le esigenze dei network provider assegnatari di frequenze incompatibili col quadro radioelettrico internazionale che vogliono proseguire l’attività televisiva. La proposta sarà portata al vaglio dell’UE, che ha in calendario nelle prossime settimane l’esame della relazione del governo italiano sulle azioni poste in essere per lenire i problemi connessi all’accesso al sistema televisivo nel nostro paese da parte dei nuovi entranti o dei player minori e in relazione alla quale pende da anni un procedimento d’infrazione avviato dagli organi comunitari. La situazione radioelettrica italiana circa i disturbi arrecati ai paesi confinanti era stata definita qualche mese fa dal viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli "imbarazzante". "Tutte le frequenze assegnate dall’Italia dovranno essere coordinate a livello internazionale e iscritte al registro di Ginevra", aveva dichiarato Giacomelli. Ad ogni modo, al netto dell’utilizzo delle frequenze del dividendo (per cui era già stato ipotizzato l’utilizzo per lo sviluppo del DAB+, per quanto attiene quelle in VHF), del recupero parziale (strettamente limitato e controllato) di alcune delle frequenze astrattamente incompatibili con le attribuzioni estere e di coloro che usciranno dal mercato a fronte di un indennizzo, simulazioni attendibili indicano ancora un 40/50% di network provider (tra quelli interessati dall’epurazione) da soddisfare in qualche modo. Il catalogo delle frequenze da destinare alla soluzione dei problemi potrebbe essere arricchito anche dall’impiego dei canali 54 e 58, iniziale provvista della riserva digitale per i nuovi entranti successivamente espunta proprio per risolvere le interferenze determinate dalla cattiva procedura di assegnazione del MSE. Un’ulteriore opportunità avrebbe potuto essere recata dall’accelerazione dell’introduzione del DVBT-2, che, grazie alla maggior disponibilità di capacità trasmissiva, potrebbe consentire la sopravvivenza di quei fornitori di contenuti che non troverebbero più spazio (il condizionale è d’obbligo, posto che, escludendo doppioni, occupazioni di facciata o agonizzanti, il panorama non pare vastissimo), ma pare che il mercato non sia pronto, con gli italiani compressi dalla crisi economica e quindi indisponibili a spendere altri soldi per adeguare tv e decoder al nuovo formato. E allora ecco spuntare l’ipotesi più invisa dalle emittenti locali: imporre l’unione degli operatori di rete con la condivisione della capacità trasmissiva. Magari attraverso il bastone dei costosi diritti amministrativi per l’utilizzo delle frequenze DTT (dettati da una delibera Agcom attualmente sospesa a seguito di segnalazione contraria della Commissione UE) e con l’espunzione degli operatori di rete dalla spartizione dei contributi pubblici, che già dall’anno prossimo potrebbero essere esclusivo appannaggio dei fornitori di servizi media audiovisivi (con apertura ai nativi DTT). (M.L. per NL)

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