DTT. Indennizzi dismissione canali: spuntano nuove ipotesi di quantificazione. Tutte allarmanti

ipotesi

Nuove ipotesi (preoccupanti) per la determinazione degli indennizzi per la dismissione dei canali DTT da parte dei network provider areali.
Non c’è pace per gli operatori di rete locali che devono dismettere gli impianti.

Calcolosi

Dopo aver scampato all’ultimo momento la sciagurata prospettiva di un (ingestibile) calcolo basato sugli ammortamenti, previsto in una delle bozze iniziali del DL Rilancio (DL 34/2020) e poi eliminato, salvo ritornare in limine litis per essere poi definitivamente espunto, si profilano all’orizzonte altri trabocchetti.
A quanto risulta a questo periodico, in sede ministeriale si starebbe discutendo di altre ipotesi di quantificazione degli indennizzi che prescindono da quella che fino a poche settimane fa era considerata pacifica: la soluzione per abitanti illuminati.

Importi che spaventano

La motivazione alla base della ricerca di un criterio diverso da quello impiegato prima per la rottamazione dei canali della banda 800 MHz, poi per quella dei canali interferenti con gli stati esteri ed infine per l’assegnazione delle frequenze del dividendo all’unico partecipante all’asta (il gruppo Cairo), pare sia da ricondurre all’inevitabile attribuzione di cifre importanti a favore di chi serve masse demografiche rilevanti.
Cifre che spaventerebbero soprattutto a livello politico.

Indennizzo modulato

Per questo al Ministero dello Sviluppo Economico si starebbero studiando altre soluzioni per bilanciare la ripartizione (peraltro non si capisce se sfruttando completamente la provvista finanziaria disponibile o addirittura limitandola).
Una di quelle di cui questo periodico ha sentito parlare si baserebbe su una modulazione dell’indennizzo che tenderebbe a scendere all’aumentare della popolazione, con l’effetto che chi serve aree particolarmente popolose riceverebbe somme proporzionalmente inferiori a chi illumina territori limitati.

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Impianti (il)limitati

E, a proposito di limitazioni, in una ipotesi siffatta verrebbe a cadere la controversa differenziazione tra diritti d’uso afferenti ad impianti limitati e pieni, con l’aberrazione giuridica che il numero di abitanti complessivi da indennizzare salirebbe (se un impianto serve il 50% della provincia, senza conteggio differenziato, si assume che la illumini per intero).

Scaglioni

Un’altra possibilità al vaglio pare sia la divisione per scaglioni di popolazione (cd. “fino a…”), ovviamente sempre a danno degli operatori attivi nelle aree demograficamente più importanti che potrebbero addirittura essere livellati (“fino ad un massimo di…”).

Prospettiva d’incoerenza

Ipotesi molto pericolose, perché foriere di radicare un numero enorme di contenziosi, tanto più che, parallelamente, il Ministero dovrà assegnare a titolo oneroso gli slot frequenziali residui agli operatori nazionali attraverso una procedura che non potrà che passare da una quantificazione per abitante. D’altro canto criterio assolutamente pacifico sul mercato, come dimostrato dalla determinazione dei valori dell’operazione di collocazione dei 5 mux di Persidera. E i due pesi/due misure, si sa, non portano mai nulla di buono. (M.L. per NL)

(foto antenne di Floriano Fornasiero)

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