Il T2 stimolerà l’aggregazione degli operatori televisivi locali. Ma non a riguardo dell’attività di network provider, come inizialmente si pensava (cioè, prima che fosse evidente l’egenomia di due superplayer nella gestione dei nuovi diritti d’uso assegnandi).
Ad aggregarsi, vedrete, saranno molti fornitori di servizi di media audiovisivi.
Coalizioni
La molla che favorirà alleanze di comodo sarà la scarsa disponibilità di banda in molte aree italiane di rilievo demografico e commerciale, come la Lombardia.
60/80
Nella più popolosa regione del nord ci sarà spazio sui due mux regionali di primo livello per una settantina di canali (diciamo tra 60 ed 80, in funzione della suddivisione non omogenea della capacità trasmissiva tra i singoli marchi/palinsesti). Tali content provider che dovranno utilmente collocarsi nella graduatoria dei fornitori di servizi di media audiovisivi i cui bandi saranno presto pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico (insieme a quelli restanti per gli operatori di rete).
Tanti e pochi allo stesso tempo
Un numero certamente adeguato a trasportare i canali regionali principali (quelli del primo arco LCN). Ma forse non sufficiente per garantire lo spazio a tutti quelli oggi presenti negli archi successivi.
Ovviamente i costi per accedere a reti molto più performanti (quanto a diffusione e funzionamento) della maggior parte di quelle attive, saranno più elevati.
E ciò costituirà un secondo motivo per supporre che diversi soggetti, se non saranno obbligati a farlo per assenza di spazio, decideranno di rinunciare alla veicolazione DTT, concentrandosi su quella IP.
Hybrid Broadcast Broadband TV
Oppure – e qui arriviamo al senso del titolo – ci saranno delle aggregazioni spinte dalle opportunità offerte dalla HBBTV.
“Da tempo stiamo studiando le modalità di sfruttare la tecnologia HBBTV per offrire una soluzione agli operatori televisivi che vorranno rimanere sul DTT, almeno fintanto che esso rimarrà la fonte primaria di somministrazione della tv lineare”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia.
Canali mosaico
“La nostra idea è di favorire l’integrazione di fornitori di servizi di media audiovisivi (soprattutto visual radio) attraverso canali mosaico sul T2 che potranno fungere da gate per accedere ai contenuti in live streaming (oltre che on demand, ovviamente) sul web – sottolinea il partner Consultmedia -. Esemplificando, immaginiamo di avere un canale regionale T2 primario dal quale si possa con un semplice tasto del telecomando accedere ad un bouquet di canali tematici non direttamente collegati allo stesso (cioè di altri editori, per capirci)”.
Una mano lava l’altra ed entrambe pigiano il telecomando
“In questo modo il titolare dell’autorizzazione/LCN primaria (ospitante) potrà rientrare di una parte (magari anche rilevante) dei costi di trasporto vendendo la possibilità di accedere ai canali secondari (ospiti) fruibili attraverso le smart tv (che nel 2022 saranno quasi il 90% di quelle attive, anche se non tutte saranno immediatamente connesse alla rete)”, evidenzia l’ingegnere.
Tecnologia di transito
“Viceversa, gli operatori televisivi (editori) “ospiti”, a costi estremamente contenuti (presumibilmente inferiori a quelli attuali), potranno garantirsi una vetrina sul DTT per essere fruiti dal proprio pubblico connesso. In sostanza, un piccolo mux ibrido in ogni LCN. Il tutto, ovviamente, in una prospettiva di superamento nell’arco di una decina d’anni della fruizione televisiva via smart tv rispetto al DTT”, conclude Rinaldi. (E.G. per NL)