Le probabilità che il nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze (PNAF 2018) venga attualizzato appaiono ormai remote. E’ nato morto, da una Agcom non convinta, tanto che dopo la pubblicazione della delibera aveva immediatamente inviato al Governo una segnalazione nella quale metteva le mani avanti sulla fallimentare pianificazione.
“L’abbiamo fatto perché la legge di Bilancio 2018 lo prevedeva, ma non può funzionare perché basato su presupposti sbagliati“, è, in sostanza il messaggio recapitato all’Esecutivo.
Che, ne ha preso atto, ma, al solito, si trova nel mezzo di un fuoco incrociato: da una parte le telco che, dopo aver sborsato la bellezza di 6,5 miliardi per l’acquisizione all’asta ministeriale delle frequenze per il 5G ed in linea con le rigide previsioni UE, ricordano che non ci possono essere ritardi sulla tabella di marcia che prevede che entro il 2022 la roadmap sia conclusa e le frequenze della banda 700 MHz del tutto liberate dalla presenza di segnali tv.
Dall’altra i player nazionali, Mediaset, La 7 (Cairo), Persidera (Telecom Italia e GEDI), Retecapri, Prima Tv ed ora anche RAI (secondo cui le frequenze ad essa riservate dal PNAF 2018 non consentirebbero di svolgere il servizio pubblico), che in ricorsi al TAR contro la delibera dell’Autorità recante il Piano delle frequenze hanno censurato l’attualità della riserva di 1/3 delle frequenze (rectius, ormai “capacità trasmissiva”) al comparto delle tv locali. Cui, tanto per non risparmiarsi nulla, la stessa Agcom ha recentemente addebitato (oggettivamente, non a torto) di mal sfruttare una risorsa scarsa qual è l’etere.
Contro tale visione delle cose, ancorché tardivamente, sono insorti gli anatroccoli dello stagno: le tv locali che solo ieri hanno fatto sentire la loro voce contro i Golia del DTT.
Tuttavia, con un assist come quello fornito dalla segnalazione Agcom al Governo è difficile che il TAR non possa sospendere o direttamente annullare un PNAF 2018 ritenuto fallace dalla stessa mano che lo ha scritto.
L’unica speranza per le tv locali è la manforte che le telco presumibilmente daranno per difendere il PNAF 2018, stanti gli interessi opposti a quelli dei player tv il cui target è evidentemente difendere lo status quo.
D’altra parte, le probabilità che il Governo con la legge di Bilancio 2019 possa mettere una pezza non paiono essere molte, visti gli impegni prevalenti il cui l’Esecutivo si dibatte.
La palla, quindi, tanto per cambiare, tornerà ancora una volta ai giudici amministrativi. (M.L. per NL)