C’è un terzo incomodo tra gli operatori di rete tv nazionali. Anzi, un diciassettesimo. Si tratta di Tivuitalia, soggetto integralmente controllato dalla Screen Service Broadcasting Technologies, attiva nella produzione e nella commercializzazione di apparati per il broadcasting tv.
Per l’azienda bresciana che controlla Tivuitalia l’impegno diretto nel brodcasting non è una novità: per molti anni è stata editrice di un’emittente televisiva lombarda (Primarete Lombardia), attività da cui sembrava essersi chiamata fuori. Invece, un po’ a sorpresa, qualche tempo fa SSBT ha acquisito le quote della concessionaria in ambito locale Tivuitalia s.p.a. dal gruppo Profit di Raimondo Lagostena (che deteneva il 51% delle azioni) ed ha preso velocemente a comprare impianti in tutta Italia. Obiettivo: sfruttare le possibilità offerte dall’art. 23 c. 5 L. 112/2004 (norma confermata dai D. Lgs. 177/2005 e 44/2010), che recita: "A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, la licenza di operatore di rete televisiva è rilasciata, su domanda, ai soggetti che esercitano legittimamente l’attività di diffusione televisiva, in virtù di titolo concessorio ovvero per il generale assentimento di cui al comma 1, qualora dimostrino di avere raggiunto una copertura non inferiore al 50 per cento della popolazione o del bacino locale". Così Screen Service, giunta con la s.p.a Tivuitalia ad illuminare oltre il 55% del territorio di 17 regioni (l’obiettivo dichiarato è di giungere al 90%), ha presentato la D.I.A. come operatore di rete nazionale. "L’autorizzazione generale per l’attività di operatore di rete nazionale – ha commentato Antonio Mazzara, Presidente di Tivuitalia e CEO della controllante Screen Service – corona un processo di evoluzione e diversificazione dell’attività del Gruppo che, da produttore leader di apparati di trasmissione, si pone oggi come unico operatore in grado di offrire capacità trasmissiva sulla propria infrastruttura a fornitori di contenuti". L’ingresso di Screen Service tra gli operatori nazionali non ha rilevanza solo commerciale, ma è destinata a riverberarsi anche sulla revisione del Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze in corso da parte dell’Agcom. Infatti il regolatore, sino ad ora, ha operato sulla base di un quadro radioelettrico nazionale definito, costituito da 16 multiplexer esistenti (quattro mux RAI, quattro di Mediaset, tre di Telecom Italia Media, due di Rete A, uno di D-Free, uno di Rete Capri, uno di Europa 7) a cui se ne sarebbero dovuti aggiungere altri cinque con la prossima assegnazione del dividendo. Invece, con l’ingresso di Screen Service il tavolo è saltato, perché i mux già in funzione sono diventati 17, fatto che non potrà non avere il suo peso. E non solo in sede di revisione del P.N.A.F., ma, indirettamente, anche sulla gara del dividendo.E ciò perché l’azienda bresciana ha dichiarato di non voler svolgere il ruolo di content provider, mirando piuttosto a quello di network provider, per noleggiare banda a terzi e quindi divenendo, nei fatti, un’alternativa più semplice (e forse più economica) al beauty contest (che esigerà investimenti notevoli in infrastrutture). E come se non bastasse, è pure probabile che la stessa Screen Service partecipi alla gara per rafforzare il proprio ruolo sul mercato con un secondo mux. "Tra i nostri futuri obiettivi – ha chiosato Mazzara – vi è la eventuale partecipazione alla gara dove verranno assegnate ulteriori nuove frequenze nazionali". E il business dell’attività di operatore di rete nazionale pare altamente appetibile, se è vero, come dicono alcuni analisti, che il valore di mercato di ognuno degli otto programmi di un mux nazionale oscilla tra i 3 e i 3,5, mln di euro annui. "Con questo passaggio – ha continuato Mazzara – la rete di Tivuitalia viene a rappresentare un importante asset patrimoniale che verrà ulteriormente valorizzato attraverso investimenti per il completamento della dorsale bidirezionale ad alta capacità, che consentirà l’interconnessione su frequenze terrestri di tutti gli impianti di diffusione televisiva, nonché il trasferimento di dati, servizi e programmi sull’intero territorio nazionale con apparati tutti di produzione Screen Service". Ma l’impegno diretto nel broadcasting non limiterà il core-business di Screen Service sulla vendita delle apparecchiature, come dimostrato dal contratto di fornitura di trasmettitori DVB-T recentemente concluso con Elettronica Industriale, operatore di rete nazionale del gruppo Mediaset. L’ordine, per un controvalore complessivo di circa 15 milioni di Euro, prevede le consegne entro settembre 2010. Gli apparati forniti verranno utilizzati da Elettronica Industriale per la digitalizzazione in Lombardia, Piemonte Orientale, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria. (A.M. per NL)