Dopo una incessante crescita registrata negli ultimi due anni, sembra essersi raffreddato lo sviluppo delle soluzioni HBBTV nel mondo televisivo italiano. Ma è veramente così?
Fino all’inizio dell’estate 2022, cioè prima del definitivo spegnimento dei mux nazionali che occupavano frequenze della banda 700 MHz destinate agli operatori telefonici, abbiamo assistito ad un impiego veramente vasto e poliedrico della HBBTV, acronimo di Hybrid Broadcast Broadband TV, cioè lo standard industriale (ETSI TS 102 796) che armonizza la trasmissione tradizionale digitale terrestre, satellitare o via cavo con l’IPTV e i contenuti di intrattenimento a banda larga nelle smart TV collegate a internet o tv dotate di decoder compatibile.
Il modello della tv ibrida italiano
In realtà, lo sfruttamento italiano dello standard HBBTV – che non è certo una novità degli ultimi anni, risalendo al 2009 – non è stato fin qui tanto volto ad integrare, attraverso la tv ibrida, l’offerta di canali lineari attraverso soluzioni on demand (contenuti nativi IP) o catch-up (riproposizione in chiave on demand di prodotti lineari), quanto a sopperire alla mancanza di banda determinata dalla progressiva riduzione delle frequenze degli operatori di rete in esito al processo di refarming della banda 700 MHz.
Livellamento. Verso il basso
Indisponibilità di capacità trasmissiva che ha condotto, come tutti possono verificare dal proprio tv, ad un livellamento verso il basso della qualità, attraverso l’utilizzo di bitrate sempre più contenuti, nelle more del passaggio alla modulazione T2 (che dovrebbe ripristinare, o quasi, la banda disponibile prima del termine del refarming).
Tv ibrida: la soluzione (tutta nostrana) del jump
Da tale necessità è nata la soluzione jump, cioè la communtazione automatica di un contenuto a bassa definizione via etere (DTT) ad uno ad alta qualità via IP, senza intervento manuale dell’utente attraverso la cosiddetta CTA, call to action, identificata normalmente nel tasto rosso del telecomando.
Tv ibrida: il mosaico
Di minore impatto sono infatti risultati i cosiddetti mosaici di canali disponibili con la citata CTA, in quanto limitati dalla complessità dell’operazione, che impone una serie di interventi progressivi: la ricerca del canale ospitante il bouquet, la pressione del tasto rosso e lo scorrimento delle liste dei programmi disponibili fino a quello prescelto. Senza considerare alcune difficoltà tecniche connesse alla visione continuativa, che, pur essendo via streaming, subisce la caduta del segnale DTT.
One click
Un approccio contrario al principio del One click, che impone la massima semplificazione dell’accesso al contenuto per non demotivare l’utente. Se infatti processi complicati scoraggiano il telespettatore nella fruizione di contenuti ad alta appetibilità (come quelli delle piattaforme di streaming video on demand come Netflix o Prime Video), ben si può immaginare come possano farlo verso programmi IP di stampo tradizionale.
Contenuti lineari on demand
Contenuti IP che seguono il modello televisivo classico nel quale un’emittente diffonde il segnale da uno a molti, senza possibilità di intervento da parte del telespettatore che non ha la possibilità di interagire (col contenuto).
I quattro tasti colorati
Una interessante via di mezzo è costituita dallo sfruttameno, quali CTA, di tutti e quattro i tasti colorati del telecomando (rosso per il bouquet, verde, giallo e blu per tre programmi preferenziali accessibili direttamente; cfr. immagine sopra).
Gli effetti della dodicesima rete non nata
Tuttavia, dicevamo, la sopravvenuta indisponibilità di capacità trasmissiva con lo spegnimento dei canali al 30/06/2022 nemmeno compensati dalla partenza della rete nazionale n. 12 (il cui diritto d’uso è ancora da assegnare), ha ridotto forzatamente la disponibilità dei bouquet HBBTV citati attraverso fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) che li ospitavano, che in diversi casi non hanno trovato spazio sui mux sopravvissuti.
Il jump nativo
E’ invece continuato – ed anzi si è intensificato – l’impiego della soluzione jump, addirittura evolutasi attraverso canali senza componente di diffusione lineare. In questo caso, l’utente dotato di una smart tv connnessa alla rete con funzione HBBTV abilitata, praticamente non si accorge della differenza tra un contenuto diffuso esclusivamente via DTT da uno solo IP. Il telespettatore non munito di apparato HBBTV connesso, invece, vede solo un cartello che lo invita a collegare il suo televisore alla rete.
Aspetti giuridici
Soprassedendo su aspetti di natura giuridica che un tale modello televisivo comporta (in quanto, pur essendo, con ogni probabilità, il trailer del futuro modello dominante DVB-I, non è allo stato ancora stato codificato dal punto di vista normativo), va osservato che la progressiva crescita del numero delle smart tv connesse (quasi 20 milioni entro il 2022) e la grande disponibilità di LCN non assegnati (o utilizzati) renderà presto la soluzione del jump nativo quella prevalente. (E.G. per NL)