Sono stati presentati gli emendamenti all’art. 89 del disegno di legge sul bilancio (DDL n.2960), già soprannominano Gasparri Bis, che, come noto, attiene alla complessa ridistribuzione delle frequenze della banda 700 MHz alle telco per lo sviluppo del 5G.
Le proposte di modifica attengono, come si può notare dall’allegato, a forze centrifughe e centripete verso e contro le tv locali, anche se le seconde appaiono prevalenti.
Nel merito, da una parte, si nota una maggiore apertura verso i soggetti “nuovi entranti”, ma, dall’altra, anche una riduzione (ancorché breve) dei tempi di liberazione delle frequenze televisive.
Alcuni interventi paiono poi un flebile tentativo di ribadire con maggiore convinzione la riserva di 1/3 degli spazi frequenziali residuali alla veicolazione di fornitori di servizi media audiovisivi locali, senza discriminazione tra l’impiego di bande UHF (privilegiate) e VHF.
Sul fronte opposto (cioè quello della sottrazione di cautele per gli FSMA locali), da annotare il curioso contenuto di un emendamento che vorrebbe garantire le assegnazioni agli operatori di rete nazionali che hanno acquisito a titolo oneroso i diritti d’uso DTT e quello di un’altra proposta che non vorrebbe la destinazione di riserve di 1/3 di trasporto a favore delle tv locali in regime di promiscuità coi nazionali (in pratica, si punterebbe alla ghettizzazione dei contenuti locali).
Va tuttavia detto che gli emendamenti in tal senso sono di fatto neutralizzati da altri, di segno contrario, che vorrebbero l’introduzione di regole di bilanciamento anche nella qualità delle frequenze, in particolare a riguardo delle bande UHF e VHF. Tale aspetto è molto delicato in quanto si può riscontrare nel corpo normativo in esame la volontà dei player nazionali di spingere gli FSMA locali esclusivamente su mux VHF, notoriamente più complessi da gestire anche lato utenti, che potrebbero essere spinti a non adeguare i sistemi riceventi solo per ricevere mux areali.
Altra proposta di modifica rilevante è quella che prevederebbe una progressione del processo di switch-over, eliminando la previsione di uno switch-off ed avanzando per aree omogenee differenziate. Siffatta modifica risulta molto pericolosa, in quanto è noto che l’utente metterebbe mano alla modifica dei sistemi radianti solo ove non fosse più in grado di ricevere i canali nazionali più importanti, col rischio di determinare l’azzeramento di una parte del comparto locale nel periodo di interregno.
Altro pericolo che si profila all’orizzonte per gli FSMA locali è quello che vorrebbe l’apertura dei mux regionali RAI non solo al trasporto degli FSMA locali, ma anche di quelli nazionali col consueto rapporto 1:3.
Molto importante è poi una previsione che vorrebbe una riserva di 1/3 delle numerazioni LCN del primo arco (1-100) alle tv locali, integrato da indefinite riserve per contenuti circuitali.
Essenziale pare poi una nuova formula di determinazione degli indennizzi, che parametrizzerebbe per la definizione dei valori dei diritti d’uso regionali non solo le teste illuminate, ma anche il numero di impianti dismessi, creando, come avevamo anticipato su queste pagine, logiche di calcolo del tutto diverse da quelle ipotizzate. (M.L. per NL)
Foto antenne di Floriano Fornasiero