“Mediaset non c’entra nulla. Chi lo scrive fa confusione tra standard tecnologici e frequenze”. Così il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli aveva replicato a un articolo del Fatto Quotidiano del 27 gennaio che parlava di “regalo a Mediaset” a proposito del rinvio dell’introduzione dei televisori che ricevono trasmissioni in tecnologia DVB T2 deciso nel decreto Milleproroghe.
“Il rinvio deciso dal governo è motivato solo dall’evoluzione tecnologica in corso che oggi impedisce di capire se prevarrà lo standard H.264 o quello HEVC. – aveva proseguito Giacomelli – Si tratta di una norma a tutela dei consumatori: meglio prendere tempo per evitare di vendere apparecchi tv che potrebbero essere già superati nel momento in cui arrivano sul mercato. Le frequenze della banda 700 non c’entrano nulla: sulla loro destinazione il governo italiano rispetterà le indicazioni della Commissione europea che proprio pochi mesi fa, con il Rapporto Lamy, ha fissato al 2020 il momento di passaggio alla banda larga mobile delle frequenze Uhf a 700 Mhz, alcune delle quali oggi utilizzate da Mediaset”. Certo è che l’introduzione del DVB-T2, oltre a determinare la rottamazione dei vecchi tv e decoder (con ricadute certamente pesanti nelle tasche dei consumatori), comporterà, sul lato degli operatori di rete, un crollo verticale dei costi della capacità trasmissiva a fronte dell’aumento notevolissimo determinato dalla nuova compressione e una riscrittura del piano di assegnazione della numerazione sul tecomando, cd. LCN (presumibilmente nella direzione delle tre cifre modello Sky che tanti problemi giudiziari e di audience dei player minori avrebbe risolto se adottata al tempo della prima migrazione al DTT). (M.L. per NL)