Il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Giacomelli ha recentemente dichiarato: “Ringrazio Agcom che nell’ultimo consiglio ha dato la possibilità al ministero di utilizzare maggiori risorse consentendo quindi di aumentare la capacità trasmissiva a disposizione delle emittenti locali”.
"Ad una prima lettura questa dichiarazione può sembrare senz’altro positiva – commenta in una lunga nota a riguardo l’Associazione Tv locali della Confindustria Radio Tv, sindacato degli operatori radiotelevisivi – In realtà le emittenti televisive locali hanno una diversa opinione perché l’utilizzo dello spettro è regolato dalle leggi della fisica e non dalla politica! Proviamo a spiegarlo. Con la delibera 402/15-Cons, l’AGCcom ha recentemente pianificato le poche risorse frequenziali disponibili con efficacia e buon senso tecnico. Infatti, per la prima volta, la pianificazione è stata adottata con un criterio volto ad evitare l’assegnazione di una stessa frequenza alle emittenti che operano nelle regioni confinanti con particolare riferimento a quelle che, a causa della loro conformazione territoriale, non godono di adeguate schermature orografiche. Ciò evita l’insorgere di situazioni interferenziali tra le emittenti. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha anche preso per la prima volta atto della caotica situazione interferenziale creatasi sulle reti locali in DVB-T frutto anche delle precedenti pianificazioni, adottando un condivisibile principio per il quale si potrebbero riutilizzare, per quanto tecnicamente possibile, i siti di diffusione e i sistemi radianti già in uso alle emittenti. Questo consentirebbe di attivare rapidamente le nuove reti su frequenze coordinate, senza ulteriori onerosi interventi sugli impianti di ricezione degli utenti. In questo scenario, ben noto agli operatori e ai competenti funzionari dello stato, il Mise per utilizzare le maggiori risorse radioelettriche che saranno disponibili per le emittenti televisive locali dovrà nuovamente “mettere mano” alla pianificazione delle frequenze. Posto che la propagazione delle onde elettromagnetiche non asseconda le incredibili regole, peraltro solo italiane, che hanno permesso non più di cinque anni fa l’improbabile pianificazione in digitale di oltre 500 emittenti televisive locali che generano 3.200 Marchi/Programmi (cfr. annotazione di questo periodico di qualche settimana fa, ndr), possiamo per ora solamente immaginare come questa sorta di prodigio potrà avvenire. E’ auspicabile che il Mise non imponga nuovamente alle Tv Locali il criterio del rispetto dei famigerati PDV (Punti di Verifica). L’Associazione TV Locali si augura fortemente di no. Infatti è noto che l’impiego dei PDV non ha, nella maggior parte dei casi, consentito né un’adeguata ricezione del segnale né tantomeno un corretto servizio all’utenza. Peraltro gli editori si sono adoperati per anni nelle più ardue progettazioni di sistemi radianti per permettere alle proprie reti di trasmissione di operare nel rispetto dei PDV. Con quattro successive pianificazioni (265/12-Cons 451/13-Cons, 480/14-Cons e 402/15-Cons) sono state modificate di volta in volta le improbabili limitazioni imposte alle reti di trasmissione dai Punti di Verifica, limitazioni che nessuno è mai riuscito a rispettare dovendo assicurare un dignitoso servizio agli utenti. Per ripianificare delocalizzando i punti di diffusione sono necessari nuovi siti di trasmissione, tuttavia per realizzarli servirebbero anni di tempo e ingenti investimenti. Inoltre mai si riuscirà a fare spendere ulteriore denaro alle famiglie per installare nuove antenne di ricezione destinate alle sole emittenti locali, il tutto dopo neanche cinque anni dallo switch off. Sarà quindi ancora il PdV la nuova strategia del Mise? In caso affermativo forse converrà alle Tv Locali convertire le proprie reti da reti televisive a reti telefoniche. Alla fine bastano qualche centinaio di torri di trasmissione in più!. Il Sottosegretario Giacomelli ha inoltre dichiarato “Da oggi parte concretamente il percorso di riforma dell’emittenza locale”. L’Associazione Tv Locali "se lo augura e lo spera fortemente perché, fino ad ora, non è stato effettuato il profondo riassetto normativo di cui il comparto dell’emittenza locale ha bisogno. Un riassetto che favorisca e accompagni quelle imprese che svolgono con qualità e professionalità quel ruolo identitario atto a dar voce ed amplificare le istanze dei territori che il sistema pluralistico assegna loro. Restando in tema di legge di stabilità, per quanto è dato sapere, nel prossimo provvedimento del Governo attualmente in discussione in Parlamento, verrà definito il canone per il servizio pubblico nella bolletta energetica". Per questo, continua il portatore di interessi diffusi, "ritieniamo che sia venuto il momento e, forse, è anche l’ultima occasione, per inserire nel testo di legge il riconoscimento di una quota del canone destinata alla concessionaria pubblica a beneficio dell’emittenza televisiva locale quale riconoscimento della funzione di pubblico interesse svolta. Una funzione importante che viene esercitata dalle tv locali di qualità a vocazione informativa. Quelle emittenti cioè che per consistenza patrimoniale, e requisito dimensionale hanno capacità d’impresa, ascolti rilevanti e garantiscono occupazione costituendo un prezioso strumento informativo e di servizio nei territori in cui operano", conclude l’ente esponenziale. (E.G. per NL)