Per Gazzetta Tv, canale visibile dal 26 febbraio 2015 al logical channel number 59, l’inizio non poteva essere più roseo: nel mese di luglio, con l’acquisto dei diritti in esclusiva della Copa America 2015 (l’unico grande torneo di calcio dell’estate 2015), aveva ottenuto un interessante 0,35% di share medio sulle 24 ore.
Poi, però, lo smacco, con la discesa degli ascolti allo 0,28% in agosto, fino a quei numeri che lasciano poco spazio all’ottimismo: 0,18% in settembre e 0,16% in ottobre. In soldoni parliamo di una perdita pari a 19 punti percentuali in soli tre mesi. A questo punto sorge spontaneo chiedersi se si possa parlare d’inaspettata tempesta, difficile da profetare, o di un andamento assolutamente prevedibile con l’accortezza necessaria, e che pertanto poteva (e doveva) essere intuito e contenuto, prima della caduta: il problema della rete televisiva italiana, controllata al 60% da Rcs e al 40% da De Agostini, potrebbe proprio risiedere nella struttura dei costi (parliamo di quasi 10 mln di euro investiti per la start up) che difetterebbe della snellezza necessaria per mantenere un profilo vincente. Se poi guardiamo anche al mercato pubblicitario, fa pensare che il canale sia stato venduto con obiettivi di audience che si discostano in maniera esorbitante dalla realtà attuale: si parlava di 0,70% di share sulle 24 ore entro fine 2015, e un 1% medio entro i prossimi tre anni, dati praticamente impossibili da realizzare senza eventi premium. Alla luce di quanto esposto, possiamo supporre che si sia puntato con eccessivo azzardo e ottimismo sulla capacità attrattiva del brand Gazzetta che, se porta ottimi risultati sul web (gazzetta.it sta scalando le vette dei siti più visitati in assoluto), fatica ancora a macinare in tv: un brand storicamente forte, come quello di Gazzetta, potrebbe aver comportato la costruzione di un palinsesto poco “aggressivo” e più sobrio, lasciando spazio a trasmissioni di intrattenimento e talk show, che alla lunga stancherebbero il tifoso assetato di quella notizia avvincente e urlata che rende allo sport il giusto tributo. E tuttora manca ancora un volto rappresentativo del canale: Paolo Condò, una delle migliori firme di La Gazzetta dello Sport, è emigrato a Sky; sulla stessa scia, in pochi mesi hanno abbandonato volti noti come Luigi Garlando, Enrico Bertolino, Simona Ercolani, Gene Gnocchi, tutti nomi le cui trasmissioni non sono state riconfermate. Gazzetta ci riprova con l’arrivo di Giuseppe Cruciani (La Zanzara- Radio24), ma sono svariati gli esperti di tv sportive che continuano a scuotere la testa, asserendo che “Gazzetta Tv dovrebbe smetterla di investire soldi nel genere talk, che comunque non guarda nessuno, o in contenuti comprati sul mercato ma realizzati per le tv inglesi, e spingere invece sulle hard news, sulla informazione di servizio, mandando più giornalisti al seguito degli allenamenti, dei match. Un canale del genere è destinato, per sua natura, ad accendersi durante il calcio mercato, e quindi in giugno, luglio e poi in gennaio. E ad avere ascolti più bassi nella restante parte della stagione”. A detta degli esperti, poi, sarebbe assolutamente errato appaltare la gran parte dei servizi giornalistici a Infront Sports & Media (azienda di marketing per lo sport che fornisce le highlights delle principali competizioni sportive nazionali e internazionali e supporta il canale con la fornitura di servizi tecnici, produttivi, di post-produzione e di emissione), lasciando in Gazzetta Tv solo una manciata di redattori di poco rilievo. Quanto agli eventi, dopo la Copa America, che ha dato sicuramente ottimi risultati (nella finale, la media degli ascoltatori al minuto ha raggiunto 1 mln e 200 mila persone), sono arrivati il campionato di calcio brasiliano, la serie B inglese, e a breve le qualificazioni sudamericane ai Mondiali di calcio: un ampio ventaglio di appuntamenti che però non sembrano potenzialmente in grado di dare al canale la scossa di cui attualmente necessita (anche novembre è iniziato all’insegna dello 0,19% nelle 24 ore di domenica scorsa). Quanto prospettato non mostra cenni positivi se si procede alla visione dei dati di prime time (dallo 0,31% di luglio, si scende a 0,20% di agosto, 0,14% di settembre e 0,15% di ottobre) o di seconda serata, che dovrebbe proprio prospettare il momento di maggior successo per un canale televisivo di questo tipo: dallo 0,71% di luglio allo 0,42% di agosto, 0,23% di settembre per rovinare fino allo 0,2% in ottobre. A conti fatti, anziché avviare una tv, La Gazzetta dello Sport avrebbe potuto investire su una radio sportiva nazionale, avviando un’opera di ampio respiro per integrare sinergicamente la stampa al mondo radiofonico, ma i tempi risultano ormai troppo avanzati per intraprendere uno switch direzionale: l’idea, poi, sembra già essere sul tavolo di Mediaset e di Publitalia, che stanno valutando, un progetto similare per il futuro di R101. Nel variopinto mercato televisivo, tuttavia, non si può totalmente escludere la possibilità di crescita per Gazzetta Tv nel lungo periodo, ma è piuttosto palese che, per ribaltare la situazione prospettata, il canale dovrà rimboccarsi le maniche e rivoluzionare il processo organizzativo su più fronti, a partire dal palinsesto, fino al management dei costi e della raccolta pubblicitaria. (S.F. per NL)