Il beauty contest sa d’ha fare e la marcia d’avvicinamento al grande regalo pubblico a Rai e Mediaset procede spedita.
Dopo numerosi intoppi e nonostante il Tar del Lazio stia ancora esaminando i ricorsi di Telecom Italia Media – che avrebbe voluto concorrere per il lotto A e non per il lotto B, destinato agli operatori già presenti nel mercato – e di Sky – che contesta il vantaggio concesso a chi già possiede frequenze terrestri -, il Ministero dello Sviluppo Economico ha finalmente diramato pochi giorni fa i nomi di coloro che comporranno la Commissione esaminatrice che assegnerà i diritti d’uso delle frequenze del dividendo interno. S’erano presi un bello spavento, Romani e i suoi, quando sul fil di lana, alla vigilia dell’approvazione definitiva delle Camere, il PD Vincenzo Vita aveva presentato un emendamento per fare del concorso di bellezza un’asta competitiva vera e propria. Il testo definitivo della manovra finanziaria aveva bocciato, però, la proposta novella, lasciando via libera all’ennesima stortura del sistema radiotelevisivo italiano. Come ricorda Edoardo Segantini sul Corriere della Sera, il beauty contest ha origini antiche: segnatamente nella procedura d’infrazione che nel 2006 l’Unione Europea varò contro l’Italia a causa della Legge Gasparri che dava un vantaggio competitivo enorme, nella corsa al digitale, agli oligopolisti del mercato analogico RAI e Mediaset, contravvenendo le direttive europee che miravano a favorire nuovi entranti sul mercato. E usando come specchietto per le allodole proprio l’appoggio ai nuovi operatori il Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle tlc si era inventato questo marchingegno sovversivo che, con la scusa di aprire il mercato e favorire chi ha meno risorse, si è trovato a regalare sei multiplex, tra cui i più importanti – quelli del lotto B – proprio a quei due oligopolisti che sarebbero dovuti esser messi da parte dopo la procedura d’infrazione dell’UE. In questo modo un paese sull’orlo del collasso come l’Italia ha rinunciato ad almeno 1,2-1,5 miliardi di euro, che sarebbero potuti divenire oltre 2, forse anche 3, in fase di rilancio, come l’asta per il dividendo esterno sta confermando. Lì, a fronte di una previsione di circa 2,4 miliardi di euro di introiti, dopo nemmeno due settimane d’asta le cifre parlano di oltre tre miliardi. Tornando alla Commissione, scelta dalla direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione del MSE-Com, i componenti nominati sono: Giorgio d’Amato, avvocato generale dello Stato onorario; Vincenzo Franceschelli, professore ordinario, facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca; Francesco Troisi, nome noto agli operatori radiotelevisivi in quanto direttore generale Pianificazione e Gestione delle Frequenze (D.G.P.G.S.R.) del Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni. ”Tra i primi compiti della Commissione – spiega il Ministero – l’apertura dei plichi dei 10 soggetti che hanno presentato domanda di partecipazione alla gara, in una seduta pubblica che si terrà nei prossimi giorni”. I dieci candidati, ricordiamolo, tra i quali non è presente alcun operatore straniero – ad eccezione di Sky, che viene dal satellite – sono: Canale Italia; Telecom Italia Media Broadcasting; Elettronica Industriale (gruppo Mediaset); Sky Italia Network Service; Prima Tv; Europa Way; 3lettronica Industriale (Gruppo 3 Italia); Rai Radiotelevisione Italiana; Tivuitalia; D Box. (G.M. per NL)