Migliaia di sloveni che vivono nelle aree al confine con l’Italia dalla metà della settimana scorsa non possono più seguire i programmi delle proprie emittenti televisive a causa di emissioni italiane ritenute illecite da Lubiana.
Da mercoledì scorso la trasmissione nella zona di confine con l’Italia è effettuata sulla base di emissioni digitali conformi agli accordi internazionali di Ginevra 2006. Sennonché i canali legittimamente impiegati dalla Slovenia sono concretamente inutilizzabili a causa della presenza di emissioni sulle medesime frequenze appena al di là del confine. Secondo Miran Dolenec, direttore dell’azienda pubblica slovena per le telecomunicazioni della tv di Stato, i canali italiani vengono illecitamente utilizzati: “Da anni assistiamo al comportamento scorretto degli italiani che illegalmente usano le nostre frequenze, ma in passato gli abbonati sloveni avevano solamente dei disturbi nella ricezione, mentre adesso, con la nuova tecnologia, o non riescono a vedere niente o possono seguire solo i canali italiani”, ha spiegato il funzionario sloveno. Secondo lui “L’Italia viola il piano sull’uso delle frequenze deciso a livello internazionale”. Come spiega il quotidiano Dnevnik, interferenze e disturbi seri sono iniziati lo scorso dicembre 2010, quando il Friuli-Venezia Giulia é passato al digitale. Secondo la stampa, in passato non è stato possibile risolvere simili problemi col nostro paese, poiché “l’Italia nell’assegnazione delle frequente tv e radio adopera criteri e regolamenti propri, che non sono stati adeguati alle norme internazionali ed europee”. Simili interferenze sono state registrate anche in Istria e in Dalmazia, ragione per la quale dopo che non c’é stata risposta dalle autorità competenti italiane, la settimana scorsa ha reagito il ministero degli Esteri di Zagabria con una lettera al ministro Franco Frattini. Insomma, come aveva per primo denunciato questo periodico, la situazione della migrazione tecnologica televisiva sta decisamente sfuggendo di mano al Ministero dello Sviluppo Economico, responsabile di una procedura di assegnazione delle frequenze digitali agli operatori locali che sta mostrando tutta la sua superficialità. Un disastro annunciato che vede gli stessi operatori locali colpevoli di aver stretto improvvide alleanze con soggetti dagli interessi agli antipodi, di aver pesantemente sottovalutato i continui allarmi lanciati in occasione dell’avvio dei tavoli tecnici di pianificazione e, sopra ogni cosa, di aver confidato in un governo che – è ormai chiaro – non ha certamente a cuore il futuro delle tv locali. Infatti, se ai problemi che stanno esplodendo in queste ore si aggiungono quelli già ampiamenti noti, relativi all’attribuzione di risorse che si sapeva dover essere liberate entro pochi mesi (le frequenze del dividendo esterno), ben si capisce come la fiducia delle emittenti locali in quel che si sta combinando a Roma stia veramente a zero. (A.M. per NL)