Comincia a delinearsi il quadro radioelettrico ed editoriale del comparto televisivo italiano dopo la definizione della road map per l’ennesima revisione a causa della sottrazione di risorse frequenziali della banda 700 MHz (corrispondente ai canali 49-60 UHF) a favore delle telco per lo sviluppo del 5G, delineata all’art. 89 del disegno di legge di bilancio 2018 (AS 2960), licenziato dalla camera dei Deputati e passato all’esame del Senato.
Ricordiamo che il ddl prevede uno stanziamento complessivo – comma 13, lett. a – di Euro 230,3 milioni per l’esercizio finanziario 2020 e di Euro 73,9 milioni per l’esercizio finanziario 2021 a favore dei player tv locali, che vedranno un futuro prevalentemente quale fornitori di contenuti (Fornitori di Servizi di Media Audiovisivi).
D’altra parte che il sistema televisivo si sarebbe evoluto in una prevalenza di FSMA a fronte di un ristretto numero di network provider qualificati e strutturati, nonché ben distinti dai content provider, lo scriviamo da anni. Anzi, oltre dieci anni fa, quando qualcuno osannava al DTT come l’eldorado delle tv locali, profeti nel deserto, cercavamo di allertare gli sprovveduti editori locali che si sarebbero piuttosto trovati di fronte ad un hell-dorado: la vendita di capacità trasmissiva non sarebbe stata remunerativa come qualcuno voleva far credere, mentre la moltiplicazione dei marchi/palinsesti avrebbe inasprito la concorrenza polverizzando il mercato. Purtroppo è andata come avevamo previsto, con l’effetto che il 50% delle tv locali precedentemente attive in analogico ci ha lasciato le penne…
“Ora occorre prendere atto di quegli errori e cercare di non ripeterli, in quanto a fronte di 14 canali in totale dedicati alla televisione il futuro come network provider sarà appannaggio di pochi operatori: 50, secondo le stime, tra nazionali e locali”, commenta l’avv. Stefano Cionini di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico), che aggiunge: “Quanto alla capacità trasmissiva, il T2 dovrebbe compensare sufficientemente la perdita di risorse frequenziali attraverso la sua maggiore capienza (dal 30 al 70%) ed anche alla migliore pianificabilità in SFN che consentirà ottimizzazioni difficilmente conseguibili col T1″.
In termini numerici, oggi ci sono in circolazione tra 3 e 4000 autorizzazioni per la fornitura di servizi di media audiovisivi, anche se, in realtà, concretamente utilizzate ce ne sono un terzo, sicché nella realtà dei fatti tutti gli attuali editori (FSMA) dovrebbero trovare spazio in T2.
Al di là quindi dell’infondato pessimismo dilagante, il futuro non dovrebbe essere fosco per chi vuol veramente fare televisione con prodotti qualitativamente d’interesse, tanto più che i costi per l’acquisto della capacità trasmissiva dovrebbero allinearsi a quelli attuali, pari a circa 1/3 di quelli del 2010 a causa del livellamento indotto dal mercato in base al rapporto domanda/offerta e ciò tanto più che nel 2020 il 90% dei tv sarà smart (sarà 100% nel 2022) e quindi molti contenuti saranno trasferiti dal DTT all’IP (in particolare la totalità di quelli HD, secondo gli analisti).
Riflessioni importanti, piuttosto, dovranno essere effettuate proprio a riguardo dei contenuti, intesi come capacità di attrarre ascolti e quindi inserzionisti. Anche qui, a dispetto dei detrattori, va rilevata, ancorché da parte di un ristretto novero di soggetti, una ripresa dell’appeal delle tv locali produttrici di contenuti originali, in particolare in merito agli approfondimenti informativi (ma anche all’informazione in real time) e dello sport locale e minore, anche per mezzo del proficuo connubio con il web, sia quanto a volano promozionale (social network) che a carrier (podcasting).
Quanto invece alla misura degli indennizzi previsti per la prossima liberazione dei canali 49-60 UHF, non è possibile stimare la somma che le tv locali potrebbero introitare in esecuzione al citato disposto normativo, poiché né il Legislatore né le Autorità amministrative competenti hanno ancora reso noto il metodo di calcolo per la ripartizione dello stanziamento, che, peraltro, non è escluso possa subire variazioni nel suo ammontare.
Alcuni soggetti portatori di interessi diffusi ipotizzano una somma fino a 0,36 Euro per abitante servito; nondimeno non pare infondata neanche l’indiscrezione che vorrebbe piuttosto una scala di valori che al livello inferiore possa assestarsi su 0,20/0,25 Euro per abitante servito. Ciò in ragione della possibilità di programmare la liberazione dello spettro radioelettrico in due fasi temporalmente distinte: una prima procedura per consentire la liberazione di alcuni canali della banda 700 MHz a tutela di esigenze radioelettriche contingenti di nazioni confinanti (es. Francia); una seconda dedicata alla liberazione definitiva della banda 700 MHz, da destinare agli operatori telefonici per l’implementazione della banda larga in mobilità. Sul punto è intuitivo che dovrebbe essere favorito chi liberà prima i canali attraverso un compenso premiale.
Di tali fondamentali passaggi e della prevista scansione temporale, sono state fornite indicazioni dalla Decisione (UE) 2017/899 (Gazzetta Ufficiale dell’UE del 25/05/2017) del Parlamento e del Consiglio UE del 17/05/2017 relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione, che il nostro Legislatore vorrebbe recepire sempre nell’ambito dell’art. 89 del sopra richiamato ddl.
Di seguito si riporta un primo calendario relativo al riassetto del settore televisivo che potrebbe trovare conferma a seguito dell’esame del testo di legge de quo al Senato.
Entro il 31/12/2017 è fissato il termine per la conclusione del coordinamento internazionale relativo all’uso delle frequenze televisive, mentre al 31/03/2018 dovranno essere definite le procedure di gara per l’assegnazione dei diritto d’uso delle frequenze (banda 700 MHz e bande pioniere 3,6-3,8 e 26,5-27,5 GHz) agli operatori di comunicazione mobile di larga banda (5G).
Non oltre il 31/05/2018 dovrà essere adottato il nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare alla televisione digitale terrestre (PNAF 2018) considerando le codifiche standard più avanzate per consentire un uso più efficiente dello spettro ed utilizzando per la pianificazione in ambito locale il criterio delle aree geografiche tecniche.
Un mese dopo, il 30/06/2018 è statuito il termine di adozione, mediante Decreto Ministeriale (competenza Ministero dello Sviluppo Economico), del calendario nazionale di rilascio da parte degli operatori di rete nazionali e locali dei diritti d’uso delle frequenze digitali terrestri (c.d. “tabella di marcia”), da avviare entro il 01/01/2020 e da concludersi entro il 30/06/2022).
Per il 30/06/2018 dovranno essere assegnate le frequenze in banda 700 MHz (canali dal 49 al 60 UHF), disponibili dal 01/07/2022, agli operatori di comunicazione elettronica di larga banda, nonché delle bande c.d. “pioniere” (cioè che per la prima volta verranno impiegate allo scopo) 3,6-3,8 e 26,5-17,5 GHz). Nello stesso termine si prevede: i) l’adeguamento del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze (PNRF); ii) l’avvio delle procedure di selezione per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze ad operatori di rete ai fini della messa a disposizione di capacità trasmissiva a fornitori di servizi media audiovisivi operanti in ambito locale; iii) la definizione dei criteri per la nuova assegnazione delle frequenze della banda 470-694 MHz (canali dal 21 al 48 UHF) ad operatori di rete nazionali.
Al 30/11/2018 è fissata l’adozione del nuovo Piano di numerazione automatica dei canali della Tv digitale terrestre (LCN), mentre il termine per la liberazione delle frequenze 3,6-3,8 e 26,5-27,5 GHz è previsto al 01/12/2018.
Entro il 31/12/2018 avranno inizio le procedure per la predisposizione, per ciascuna area geografica tecnica, di graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi operanti in ambito locale che potranno utilizzare la capacità trasmissiva messa a disposizione dagli operatori di rete aggiudicatari delle frequenze destinate a veicolarli.
Il 28/02/2019 è indicato quale termine per il rilascio dei diritti d’uso delle frequenze 470-694 MHz (canali dal 21 al 48 UHF) agli operatori di rete in ambito nazionale e rilascio delle frequenze in banda III VHF alla concessionaria del servizio pubblico (RAI) per la realizzazione di un multiplexer regionale.
Al 30/06/2019 dovranno essere concluse le procedure di selezione per l’assegnazione dei diritti d’uso su frequenze digitali terrestri ad operatori di rete assegnatari delle frequenze destinate alla messa a disposizione della capacità trasmissiva a fornitori di servizi di media audiovisivi operanti in ambito locale.
Infine, al 01/07/2022 è statuito il termine per il definitivo rilascio delle frequenze della banda 700 MHz (canali dal 49 al 60 UHF) da parte degli operatori televisivi. (M.L. per NL)