Ci sono molte resistenze al passaggio definitivo al formato H265 o HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding), il formato che caratterizza il DVB-T2, previsto per il giugno 2022.
I superplayer sono infatti preoccupati dell’ancora ridotto parco ricevitori equipaggiati per ricevere tale formato. Ricordiamo infatti che solo le tv in vendita in Italia dal 01/01/2017 supportano obbligatoriamente (ex D.L. 192/2014 convertito nella L. 11/2015) il DVB-T2 e il formato di codifica H265/HEVC Main 10.
Tutto in H264 in luogo del prematuro H265
Meglio quindi convertirsi stabilmente all’H264, ricevibile già ora da più dell’80% dei televisori/decoder e che entro il settembre 2021 raggiungerà oltre il 95%. In un contesto siffatto, la migrazione dei residuali canali SD in occasione dei primi cambi di frequenza potrebbe non essere particolarmente traumatica.
48,4% della famiglie italiane senza H265 a settembre 2021
Viceversa, secondo un’indagine Auditel/FUB, a settembre 2021 la percentuale di famiglie che non avrà la possibilità di ricevere il DVB-T2 per assenza di equipaggiamento (tv/decoder H265) sarà del 48,4% nello scenario di ricambio naturale, oppure del 29,9% considerando gli incentivi economici.
Improbabile quindi che il gap possa essere compensato in soli 12 mesi. Soprattutto alla luce delle difficoltà economiche connesse alla pandemia.
Meglio quindi rimanere in H264.
Incapacità trasmissiva
Il problema è però quello della capacità trasmissiva: lo standard H265 riduce di circa il 50% il bitrate rispetto al formato H264, a parità di qualità soggettiva percepita.
Falso problema
In realtà ormai nessun broadcaster pensa più a trasportare sul DTT programmi UHD/4K (anche se solo RAI ci aveva ragionato seriamente): per quello c’è l’infinita capacità trasmissiva della rete e i tv H265 sono sostanzialmente tutti smart, cioè connected tv.
Me ne frego dell’HD
Per lo stesso motivo si sta pensando di abbandonare anche l’HD (LCN 501-599), liberando spazio importante che consentirebbe ai mux nazionali di far transitare tutto l’esistente (e forse anche più) in H264 anche con minori frequenze disponibili.
Il vaso di coccio
Il problema, semmai, sono le tv locali: i mux areali che prenderanno il via (si spera) nel settembre 2021 (nel nord Italia) potrebbero reggere il traghettamento degli FSMA essenziali (cioè al netto delle ridondanze sostanziali: programmi +1, +24, cloni di fatto, occupazioni formali di canali, ecc.) in H265, ma difficilmente potrebbero farlo in H264.
Il compromesso
Se si decidesse di switchare in H264 anche sui multiplexer areali occorrerebbe sacrificare il 50% degli spazi. Oppure aumentare i mux. Come?
Pianificazioni di 2° livello
Integrando le pianificazioni di 2° livello, dove possibile naturalmente.
Marco Rossignoli, coordinatore dell’associazione Aeranti-Corallo ha dichiarato nei giorni scorsi a NL: “In alcune regioni potrebbero non esserci spazi di capacità trasmissiva sufficiente per tutte le attuali emittenti. Ciò potrebbe verificarsi a causa della mancanza, in tali regioni, di frequenze di 2° livello ovvero, nell’ipotesi in cui non vengano presentate domande di assegnazione di frequenze di 2° livello per tali regioni”.
Disinteresse verso i bandi di 2° livello con frequenze monoprovinciali
Il riferimento di Rossignoli è al caso (probabile) che diverse frequenze di 2° livello, pur pianificate, non siano oggetto di istanze di assegnazione per la loro limitata appetibilità. Pensiamo ai casi di frequenze pianificate per una solo provincia, magari nemmeno capoluogo di regione. Che interesse avrebbe per un FSMA un mux sulla sola provincia di Brescia, su quella di Asti, di Vibo Valentia o de L’Aquila, per esempio?
Consorzi ed intese locali
“E’ quindi necessario che l’Agcom valuti la possibilità di individuare ulteriori frequenze di 2° livello nelle aree dove le stesse potrebbero essere necessarie e, inoltre ritiene indispensabile che in tali aree le tv locali si organizzino con consorzi e/o intese per realizzare le reti di 2° livello previste dal Piano di assegnazione delle frequenze“, sottolinea Rossignoli.
Certo, si tratterebbe della solita soluzione all’italiana, volta a massimizzare quello che in linea teorica è già teso all’estremo. Tuttavia, a mali estremi, estremi rimedi.
E gli altri?
Per gli FSMA che, nonostante i correttivi, non dovessero trovare spazio sui nuovi mux occorrerà potenziare l’HBBTV, nel mentre che si pensi seriamente all’FTTH broadcast che nell’arco di 10 anni potrebbe sostituire completamente la diffusione televisiva via etere. (M.L. per NL)