700 MHz sub judice in forma plurima. Dopo Mediaset e Cairo, anche Retecapri impugna al TAR la delibera 137/18/Cons dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, recante “Avvio del procedimento per l’adozione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre (PNAF 2018), ai sensi dell’articolo 1, comma 1030 della legge 27 dicembre 2017, n. 205″.
Oggetto dell’impugnativa la liberazione della frequenza nazionale UHF 57 attribuita con diritto d’uso ventennale a fronte di “capacità trasmissiva” (concetto peraltro evanescente, come abbiamo avuto modo di osservare in più occasioni) che, secondo l’imprenditore Costantino Federico, patron dell’operatore di rete Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino, non determinerebbe un’equivalenza rispetto alla situazione attuale. In altri termini, la sfera giuridica del network provider verrebbe iniquamente compressa senza adeguato indennizzo (misura infatti prevista solo per gli operatori di rete locali).
In realtà le iniziative giurisdizionali di Mediaset, Cairo e Retecapri (cui dovrebbe aggiungersi almeno un altro player nazionale) puntano ad aggredire le evidenti storture della Legge 205/2017, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020”, che, in attuazione della Decisione (UE) 2017/899 del Parlamento europeo relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione (approvata il 17/05/2017), ha disciplinato e scadenzato il processo che nel quadriennio 2018 – 2022 porterà, da un lato, ad assegnare le frequenze nella banda 700 MHz (694-790 MHz) ai sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili, dall’altro, a dare un nuovo assetto al servizio televisivo digitale terrestre.
Si legge nel ricorso di Retecapri: “Gli operatori di rete si aspettavano la batosta, che puntualmente è avvenuta: riduzione della risorsa, (10 reti in banda UHF) che inevitabilmente non è sufficiente per tutti gli Operatori nazionali. Sulla base, quindi, della delibera Agcom N. 137/18/Cons che prevedeva l’avvio del procedimento per il nuovo piano frequenze con la cessione della banda 700 MHz, ad avere la peggio sono stati i soggetti concessionari di un solo multiplex, come Retecapri con l’operatore di rete Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino.
E’ per questo che si è reso necessario il ricorso al TAR del Lazio contro la suddetta delibera – così come già fatto da Mediaset e Cairo Network – al fine di chiedere il rilascio di una nuova concessione di capacità trasmissiva per lo meno uguale a quella precedentemente assegnata come Operatore di Rete in ambito nazionale”.
In altri termini, secondo l’operatore di rete campano con rilevanza nazionale, “l’eventuale sostituzione con capacità trasmissiva ridotta rispetto a quella odierna, consentirà a Retecapri di formulare una richiesta di risarcimento danni che fin d’ora si preannunciano non inferiori a 31 milioni di euro, vale a dire l’equivalente al corrispettivo richiesto in precedenza per l’assegnazione della licenza di Operatore di Rete in ambito nazionale su frequenza UHF”.
D’altra parte, spiega Retecapri, essa “già nella precedente assegnazione è stata oggetto di forte discriminazione, in quanto la frequenza assegnatagli era di qualità inferiore (trasmissione in KFN che abbisogna di più canali per raggiungere la copertura nazionale) rispetto a quelle assegnate a Rai, Mediaset e Persidera (trasmissione in SFN-Single Frequency Network che consiste invece in un solo canale), e ulteriormente compromessa dalle limitazioni subite per interferenze provenienti da Stati della ex Jugoslavia, Svizzera e Francia. Senza contare la mancata assegnazione di un secondo multiplex pur avendo ReteCapri, al pari di un altro operatore, titoli per analoga autorizzazione”.
I ricorsi in questione, che ad un superficiale approccio potrebbero sembrare mirati meramente a prendere tempo e ad evitare che il provvedimento impugnato dell’Agcom (Delibera 137/18/Cons) assuma carattere di definitività, in realtà potrebbero trovare in un’altra determina della medesima Autorità un importante supporto.
Il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha infatti approvato nei giorni scorsi il nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (PNAF 2018), secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2018 sul refarming della banda 700 MHz.
Il Piano prevede 15 nuove reti digitali terrestri in tecnologia DVB-T2, così ripartite: 10 reti nazionali in banda UHF, 4 reti locali in banda UHF e una rete su base regionale in banda III VHF destinata, secondo la normativa vigente, alla trasmissione di programmi televisivi in ambito locale nonché di programmi di servizio pubblico contenenti l’informazione a livello regionale.
Con l’occasione il Consiglio Agcom ha ritenuto però di rivolgere, ai sensi dell’art. 1, comma 6, lettera c), n.1, della legge 249/1997, una segnalazione al Governo finalizzata a rappresentare alcuni elementi di criticità connessi all’applicazione delle disposizioni della Legge di Bilancio in tema di revisione della destinazione dei 700 MHz, emersi nel corso degli approfondimenti istruttori condotti dall’Autorità anche ai fini dell’approvazione del PNAF 2018.
A questo punto, paradossalmente, le censure proposte dai ricorrenti al TAR Lazio troverebbero avvallo proprio dalle affermazioni (sopravvenute) della stessa Agcom, con l’effetto che appare molto probabile che l’organo giurisdizionale adito possa accogliere i ricorsi invitando il regolatore a rivedere le proprie determinazioni e, indirettamente, il governo a rimetterci mano. Magari accogliendo le eccezioni dei network provider nazionali che ritengono anacronistica la riserva delle frequenze da attribuire agli operatori locali, a mente della quale il PNAF 2018 prevede che 4 diritti d’uso (su 14) dovrebbero essere attribuiti per la veicolazione di contenuti (FSMA) locali.
Così, al solito nella sostanziale indifferenza delle tv locali e delle loro rappresentanze, ci potremmo trovare un riequilibrio nel processo discendente dal refarming dei 700 MHz.
Forse nella direzione – tanto auspicata dagli operatori nazionali – di 12 mux nazionali e 2 locali (oltre a quello VHF, che peraltro tale non sarà, avendo una consistente presenza di supercerotti UHF) (M.L. per NL)