Nuovi sviluppi nella questione di San Marino Rtv, su cui abbiamo pubblicato su questo periodico un primo lungo articolo che è stato molto ‘ripreso’ nella Repubblica del Titano.
Domenica 10 giugno, dopo la nostra pubblicazione, San Marino Rtv ha emesso un primo comunicato, di cui doverosamente pubblichiamo il testo: “A seguito di notizie pubblicate da alcuna stampa senza le opportune verifiche del caso, occorre ricordare che né la Repubblica di San Marino né l’Albania hanno sottoscritto l’accordo proposto nel Montenegro l’ottobre scorso in quanto inadeguato alle esigenze di entrambi gli Stati. È totalmente falso e fuorviante asserire quindi che sul documento in questione vi siano le firme del governo sammarinese e di quello albanese, come è peraltro ben noto alla ITU di Ginevra, competente per l’assegnazione delle frequenze televisive”.
Lunedì 11 giugno è seguito un secondo comunicato, con ulteriori interessanti elementi sul controverso documento del Montenegro: “Occorre precisare, poiché sul tema esiste ancora una notevole confusione, che non corrisponde al vero la voce non verificata che non vi siano mai state finora trattative in corso fra Italia e San Marino in merito alle frequenze Tv.
Le trattative sono infatti iniziate ufficialmente oltre un anno fa e hanno coinvolto gli uffici competenti dei reciproci Governi. In quella occasione è stata presentata la proposta italiana di trasferire nella poligonale (definita simpaticamente da certa stampa ‘poligono’) balcanica le frequenze sammarinesi.
Questa proposta è stata poi respinta, al termine del primo tavolo delle trattative, da San Marino per ragioni comprensibili pressoché a chiunque, con il pieno accordo fra le due consociate Eras e Rai”.
Le notizie contenute in questi due comunicati sono effettivamente assai utili per capire meglio la situazione, come ha cercato di fare anche questo periodico, non senza una certa fatica, per la confusione evidenziata anche dalla stessa San Marino Rtv, e senza alcun interesse che non fosse quello di informare un po’ di più su una questione di indubbio rilievo.
Per questo ci pare fuori luogo polemizzare senza costrutto, denominandoci prima “alcuna stampa” (strana definizione davvero) e poi “certa stampa” (i colleghi sanmarinesi che invece hanno ripreso il pezzo ci hanno più opportunamente qualificati come “periodico specializzato”).
Questo periodico, come ben sanno i nostri lettori, ha una tradizione di informazione seria e rigorosa e personalmente, poi, chi scrive ha iniziato a trattare di San Marino Rtv fin dai suoi inizi. Anzi, ben prima che partisse.
Questo per far capire anche che siamo a disposizione di San Marino Rtv e delle Autorità della Repubblica del Titano per eventuali ulteriori precisazioni, che anzi auspichiamo e per le quali ci mettiamo a completa disposizione, in qualsiasi forma.
Detto questo, abbiamo solo riportato il contenuto di un’intesa presente sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, in data 9 febbraio 2018, che prevede quanto segue: “La banda di frequenza 700 MHz dovrà essere liberata nell’Unione Europea entro il 30 giugno 2020 (30 giugno 2022 per i Paesi che hanno specifiche necessità) per destinarla ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili (frequenze per il 5G). Il Ministero ha a questo scopo attivato i processi di coordinamento con i Paesi confinanti, sottoscrivendo i relativi Accordi”.
Per l’area adriatica, gli accordi sono stati pertanto raggiunti con Slovenia, Croazia, Montenegro e Grecia in data 3 ottobre 2017 nei termini riportati (compreso il Polygon, che sarebbe meglio tradurre Poligonale, d’accordo…), mentre in effetti mancano alla fine del documento definito al Montenegro le firme di Albania e San Marino, anche se il documento anche di loro parla, sempre nei termini riportati, con la suddivisione delle famose frequenze fra Italia e San Marino da una parte (14 frequenze) e Grecia, Albania, Croazia, Slovenia e Montenegro dall’altra (le altre 14 frequenze).
A proposito dell’Albania, riportiamo quanto apparso pochi giorni fa sul sito degli amici e colleghi di L’Italia in digitale.it sulla riunione di Bruxelles del 5 giugno in tema di RSPG (Radio Spectrum Policy Group): “Sono stati pubblicati dei documenti che analizzano la situazione riguardante le interferenze Tv e Radio da parte dell’Italia nei confronti di alcuni Paesi vicini e i progressi per il rilascio dei 700 MHz a favore del 5G…
Per la liberazione della banda dei 700 MHz a favore del 5G,… l’Italia ha richiesto assistenza all’Unione Europea per cercare di risolvere dei problemi per il coordinamento transfrontaliero con Albania, Libia, Tunisia ed Algeria.
Albania ed Italia hanno svolto 3 incontri (insieme a Slovenia, Croazia, Montenegro, Grecia, San Marino), ma ancora non è stato sancito l’accordo definitivo, in quanto l’Autorità per i media audiovisivi albanesi verifica che lo stato di avanzamento dei processi relativi al rilascio della banda DD2 in Albania non crea, in questo momento, un quadro completo per una decisione da prendere al momento della firma dell’accordo”.
Questo per l’Albania, mentre sarebbe utile conoscere le ragioni della mancata firma di San Marino in Montenegro. Un anno di trattative con l’Italia, comunque, non hanno portato alla definizione della situazione (strana davvero la proposta di trasferire nella poligonale balcanica le frequenze sammarinesi, di cui avevamo comunque riferito) e probabilmente la lunga assenza di un Governo pienamente in carica in Italia non ha aiutato.
Da pochi giorni – lo ricordiamo – il Governo Conte è però operativo e il ministro dello Sviluppo Economico e vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha tenuto per sé le deleghe alle Comunicazioni (con l’Editoria riservata invece al sottosegretario Vito Crimi).
Fra i problemi che Di Maio dovrà affrontare (in primis le nomine Rai), quello del passaggio della banda 700 MHz alle tlc non pare proprio l’ultimo della serie. La questione, assai complessa e regolata da vincoli europei (l’Italia ha anche ottenuto di poter arrivare al 2022 anziché al 2020, data la situazione complessa del nostro Paese, vedi sopra), prevede infatti una serie di passaggi serrati in termini operativi e temporali, il primo dei quali era proprio il raggiungimento di un’intesa preventiva con i Paesi confinanti; le difficoltà con Albania e San Marino sembrano, insomma, complicare ulteriormente la situazione.
E la situazione semplice sicuramente non era già, se è vero che l’Agcom non ha ancora approvato il famoso PNAF 2018, ovvero il nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze, elemento-base per ‘disegnare’ la nuova situazione televisiva italiana dopo il passaggio al 5G della banda 700 MHz. La scadenza in merito era quella del 31 maggio ma evidentemente c’è un po’ di comprensibile ritardo.
Nel frattempo c’è un’altra insidia di non poco conto a minacciare la ‘tabella di marcia’ di cui sopra: come abbiamo già parzialmente riferito, Mediaset e Cairo hanno fatto ricorso al TAR del Lazio, non solo contro la delibera 231/18 dell’Agcom che ha fissato le regole per l’asta delle frequenze 5G ma anche contro la delibera Agcom 137/18 del 27 marzo scorso, con cui è stato dato l’avvio al procedimento di pianificazione (il PNAF di cui sopra, contro cui potrebbero ricorrere in futuro anche le Tv locali e le loro associazioni rappresentative).
Un quadro davvero complesso, per concludere, in cui si inserisce la specifica questione di San Marino, di cui continueremo a seguire gli sviluppi. (M. R. per NL)