Come noto, Agcom ha sottoposto a consultazione pubblica la nuova procedura per l’attribuzione del diritto d’uso relativo alla dodicesima rete nazionale DTT. Consultazione conclusasi nel novembre scorso, ma di cui non si conoscono ancora gli esiti. Anche se le condizioni di apertura al mercato erano apparse da subito decisamente poco allettanti, quantomeno nella formulazione prospettata. Che però potrebbe essere rivista alla luce dei contributi pervenuti; i quali, a quanto risulta a NL, sul punto sono in gran parte convergenti.
Intesa improbabile
Ora, ferma restando la (improbabile) possibilità che, in extremis, i due soggetti inizialmente destinatari dei diritti d’uso generici per mezzo multiplex (PDBST ed Europa Way) possano raggiungere quell’intesa non conseguita in quasi 3 anni (come giustamente stigmatizza Agcom nel suo provvedimento), l’ipotesi che l’apertura (parziale) al mercato possa determinare concreti interessi aveva lasciato immediatamente perplessi, attese le condizioni economiche suggerite da Agcom.
Il nodo del valore del diritto d’uso della dodicesima rete nazionale
Per determinare il valore del diritto d’uso, l’Autorità aveva infatti assunto a riferimento le precedenti procedure. In particolare, il valore del prezzo di riserva dei lotti delle categorie P1 e P2, individuato partendo dal prezzo di riserva riferito ai lotti della categoria P3 (aperta a tutti gli operatori di rete, inclusi i c.d. “plurirete”), risultato pari a euro 7.900.000,00, applicando uno sconto del 50% per i lotti di entrambe le categorie.
Pere con mele
In analogia con la suddetta procedura, “allo scopo di favorire la possibilità di ingresso nel mercato di nuovi operatori nonché la possibilità di espansione degli operatori di rete esistenti di minori dimensioni (rectius, con un minor numero di diritti d’uso)”, l’Autorità aveva proposto di prendere come metro, “da cui partire per la fissazione del valore minimo del lotto oggetto di gara, l’importo, pari a euro 3.950.000, definito per un “diritto d’uso delle frequenze generico”, corrispondente alla metà di un multiplex nazionale in tecnologia DVB-T2 – della categoria P1 e P2 nell’ambito della procedura di cui alla delibera n. 564/20/CONS”.
7.900.000 euro per 10 anni con lo sconto del 10%
Pertanto, per il lotto in gara nella procedura per l’attribuzione della dodicesima rete nazionale – che è un diritto d’uso specifico per un multiplex intero di nuova generazione DVB-T2 – il valore di riferimento, secondo Agcom, avrebbe dovuto essere ricalcolato in euro 7.900.000, riproporzionato alla durata dei diritti d’uso (10 anni a decorrere dalla data di completa attuazione del PNAF, fissata al 30/06/2022), quindi all’incirca diviso 10 e moltiplicato per 9 (considerati i tempi dell’istruttoria).
Ottimisti. Troppo
Decisamente tanto – avevamo da subito sottolineato. Soprattutto considerando una rete che, per tipologia di frequenze (in gran parte VHF), non potrebbe ambire ad un potenziale di utenza anche solo lontatamente equiparabile a quello dei mux completamente UHF.
Accoglienza tiepida. O gelida
Tanto è vero che, da una ricognizione condotta da questo periodico, l’accoglienza del mercato è apparsa decisamente tiepida, se non gelida. Al punto che – annotavamo già all’indomani della pubblicazione del documento di consultazione – non appariva peregrina la possibilità che la procedura andasse deserta (più che non venisse aggiudicata la risorsa).
Altro destino
Circostanze per cui – sulla base del documento sottoposto a consultazione – l’Autorità si riserverebbe di definire una successiva procedura di assegnazione del lotto di gara-
DAB
Ovvero di pianificare per altro uso le relative risorse frequenziali (DAB+, ulteriori mux DTT areali o risoluzione di problematiche relative alle reti nazionali e locali esistenti).
Rimodulazione
Ora occorrerà vedere se, alla luce delle contribuzioni pervenute, Agcom deciderà di abbassare la posta, rendendo più appetibile la risorsa da (ri)mettere a bando. Oppure rimanere sulle proprie posizioni, con gli effetti conseguenti sull’interesse del mercato. (E.G. per NL)