Nel caos della fase di transizione post-beauty contest, ognuno cerca di guadagnarsi un posto nei pensieri del neo-ministro dello sviluppo economico Passera e degli altri esponenti del governo che dovranno decidere quale sarà la procedura di assegnazione dei sei multiplex del dividendo interno DTT.
Principi fino a ieri abbastanza ignorati, come quello della cosiddetta “apertura del mercato”, vengono ora citati a profusione anche da soggetti che, con il precedente governo, non parevano trovarsi così male nel recinto degli oligopoli. Così, dopo le rivendicazioni in ordine sparso e anche un po’ fuori tempo massimo delle associazioni delle emittenti locali, ecco che anche l’amministratore delegato di Telecom Italia Media, Giovanni Stella, interviene nella questione con un intervento pubblico; intanto pretendendo l’eliminazione del vulnus a suo dire inflitto alla società con l’assegnazione ante-concorso di sole tre frequenze; e poi tornando a chiedere maggiore trasparenza rispetto al doppio ruolo di servizio pubblico e operatore commerciale della RAI, la cui partecipazione al beauty contest Telecom aveva già contestato con apposito ricorso. Insomma, l’asta competitiva va bene, ma solo eventualmente per cinque multiplex: il sesto ci spetta di diritto. Il tutto mentre si inseguono le voci relative ad un nuovo partner industriale e commerciale destinato ad acquisire a breve una buona parte del pacchetto azionario della società editrice di La7 e MTV: si è parlato e si parla di Tarak Ben Ammar, di Sky, del Gruppo L’Espresso e persino di Al Jazeera. Ovvio che in questa situazione di attesa si cerchi di rivalutare l’asset, e in quest’ottica una frequenza in più (nonostante le dichiarazioni di Berlusconi) sia sicuramente importante. Sul piano dei contenuti, del resto, il network già si presenta molto agguerrito, con il nuovo direttore di rete Paolo Ruffini e il gruppo dei transfughi capitanato da Serena Dandini, Fabio Fazio e Roberto Saviano. Una caratterizzazione forte sull’onda della fama “terzopolista” che La7 si è guadagnata nell’ultimo anno soprattutto grazie al TG di Mentana e ai suoi programmi di approfondimento informativo. La questione potrebbe però complicarsi se si avverasse l’ipotesi del giorno: quella dell’allargamento dell’asta agli operatori telefonici, sull’onda delle pressioni europee che sollecitano l’assegnazione dello spettro radio all’internet mobile. Sui progetti di TI Media si allungherebbe allora l’ombra di un possibile e paradossale conflitto di interessi con la controllante, Telecom Italia. (E.D. per NL)