Il digital dividend interno attrae poco, decisamente poco. All’indomani dell’apertura dei giochi, con la pubblicazione di bando e disciplinare (con tanto di errore che ha necessitato una rettifica da parte del MSE), non si ha ancora notizia di interessi sostanziali da parte di player identificati.
A parte un paio di gruppi statunitensi e sudamericani, che da tempo stanno valutando la possibilità di investire nel nostro paese una volta che sarà stabilizzata la situazione politica, ben pochi sembrano coloro che si mostrano interessati ad un’operazione con bassissimi potenzialità di business, valutati i costi di acquisizione dei diritti d’uso, quelli per la realizzazione, in un quinquennio, di una infrastruttura di rete decisamente dispendiosa, le difficoltà a raggiungere l’utenza per la cattiva collocazione di gran parte delle frequenze all’asta (VHF) o, soprattutto, per il fatto che la redditività deriverebbe solo dalla collocazione di capacità trasmissiva su un mercato saturo, che vede un numero di content provider esiguo a fronte di banda in eccesso da parte degli attuali network provider. Escludendo una manciata di banche di affari e fondi d’investimenti che starebbero (solo) esaminando il dossier dell’asta, tra gli operatori nazionali solo Urbano Cairo, che e’ liquido, avrebbe in corso l’esame per una eventuale partecipazione alla gara tesa ad associare altri canali a La7 e La7d. Decisamente pochi per prevedere un risultato soddisfacente. (M.L. per NL)