Resa dei conti per l’infelice asta per l’assegnazione delle tre controverse frequenze del dividendo interno. Il 15 maggio il Ministero dello Sviluppo Economico ha infatti comunicato all’unico partecipante, Cairo Communication (editore de La 7 e La 7D, programmi trasportati dal carriere TIMB di Telecom Italia), l’accettazione della manifestazione d’interesse formulata.
A questo punto, posto che detta manifestazione non era vincolante, l’aspirante network provider Cairo (che, nonostante il perdurare della crisi, sta vivendo un buon momento economico, avendo chiuso il primo trimestre 2014 con ricavi consolidati lordi pari a 68,5 milioni di euro, contro i 67,5 milioni nel primo trimestre 2013), dovrà decidere se concorrere (e quindi portarsi a casa uno o più dei mux disponibili) o ritirarsi, lasciando andare deserta la gara. La base d’asta è di 30 milioni per ciascun lotto. Il tutto, ovviamente, salvo che il ricorso presentato al TAR Lazio da Prima Tv non faccia saltare ancora una volta i piani governativi. Oppure, che l’UE non censuri un’altra volta le iniziative italiane. Il commissario UE per la Concorrenza, Joaquin Almunia, qualche settimana fa, aveva infatti dichiarato di non essere ancora certo che la Commissione europea potesse chiudere la procedura d’infrazione sull’assegnazione delle frequenze tv DTT a seguito dell’indizione della gara per l’assegnazione del dividendo digitale interno. "Attendiamo l’asta e l’assegnazione definitiva dei canali multiplex da molto tempo", aveva detto Almunia, ricordando che il caso era sul tavolo della Commissione da diversi anni. "Ho avuto a che fare con diversi ministeri italiani, diverse autorità, tutti con diversi approcci. Spero che si arrivi ad una proposta finale da parte delle autorità italiane e che saremo in grado di adottare la nostra decisione definitiva. Ma a oggi non sono ancora sicuro", aveva dichiarato, con una sfumatura evidentemente critica, Almunia durante una conferenza stampa a Bruxelles sul tema delle frequenze tv. Quanto al ricorso di Prima Tv, la società di Tarak Ben Ammar, proprietaria del multiplex DFree che ospita contenuti Mediaset e che si appresta a rilanciare Sportitalia sul DTT in prossimità dei Mondiali del Brasile, era stato chiesto l’annullamento dell’asta per vizi di forma e sostanza. Tornando a Cairo, la manifestazione di interesse dell’attuale fornitore di servizi di media audiovisivi (che non è detto che non corra forte di preaccordi con terzi per la successiva cessione di capacità) aveva confermato l’ipotesi avanzata per primo da questo periodico a riguardo della volontà del fornitore di servizi di media audiovisivi di divenire network provider, presumibilmente in proprio. Appariva infatti lecito attendersi l’implementazione sul piano editoriale di programmi marchiati La 7 (e magari un Toro Channel, posto l’impegno sportivo del patron della rete) sull’eventuale mux di proprietà, anche se ciò potrebbe avvenire non prima di tre anni, stante il vincolo contrattuale con Telecom Italia per il trasporto (ma, d’altra parte, il triennio servirebbe ad allestire l’infrastruttura tecnica). Ora, ricevuto l’accoglimento della manifestazione d’interesse, il gruppo Cairo "avrà trenta giorni di tempo per presentare l’offerta economica per uno o più dei tre lotti di frequenze messi a gara, con il vincolo della copertura del 51% della popolazione italiana entro 5 anni". Tuttavia, ammesso che Cairo concorra solo per un mux, le altre due frequenze tra i lotti L1 (VHF 6 e UHF 23 per una copertura della popolazione stimata all’89,5%), L2 (VHF 7 e VHF 11 con una copertura del 91,1%) e L3 (UHF 25 e UHF 59 – da liberare però entro il 2015 – con una copertura del 96,6%), dovranno comunque trovare destinazione con qualche soluzione. L’ipotesi principale, ovviamente, è che venga bandita una nuova asta ribassata, alla quale potrebbero partecipare i soggetti che, in qualche modo, non avrebbero escluso un interesse. In tal senso, oltre al nome di Cairo, era circolato quello di Discovery Channel e addirittura (ma l’ipotesi appariva decisamente improbabile) della BBC. Esclusa invece la partecipazione di Sky, non tanto per un disinteresse nei confronti del DTT in veste di network provider (anche se la società di Murdoch ha stretto un importante accordo con Telecom per lo sviluppo della IP Tv dal 2015), quanto per i limiti normativi che avrebbero imposto l’utilizzo in proprio per un solo programma free. Sul punto, qualche settimana fa, Eric Gerritsen, executive vice president communication e pubblic affair della società televisiva del gruppo Murdoch aveva dichiarato: "Mettono all’asta tre multiplex e ci dicono che possiamo partecipare solo per uno, il peggiore, voi lo fareste?". E’ comunque una notizia non smentita che Sky stia valutando lo sbarco terrestre di Sky TG 24, che in molti vedono come possibile (se non probabile) sui rinnovati mux Telecom-L’Espresso… L’alternativa ad una nuova asta potrebbe essere quella della ridistribuzione delle risorse del dividendo agli operatori di rete esistenti in vista della sottrazione pianificata delle frequenze nel range 50/60 UHF per il potenziamento della tecnologia LTE, anche se l’imminente avvento del DVB-T2 fa presagire una sovrabbondanza di capacità trasmissiva anche al netto dell’alienazione di canali per lo sviluppo dell’Internet mobile. (E.G. per NL)