Il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà non vuole attendere oltre per redigere il bando ed il disciplinare per la gara per l’assegnazione del dividendo interno (ex beauty contest).
E ciò nonostante da più parti (anche internamente al Governo) sia stata manifestata l’inopportunità del momento, stanti i gravissimi problemi che affliggono i player televisivi messi in ginocchio dalla crisi che ha drasticamente ridotto gli investimenti pubblicitari e fatto crollare gli abbonamenti alla pay tv (un milione di abbonati in meno del solo 2012). Il rischio, quindi, che la gara per l’assegnazione del dividendo digitale interno vada deserta o che si raccolgano cifre misere è elevato e ciò tanto più che il provvedimento Agcom alla base della procedura che il MSE-Com sta avviando ha sottratto dall’iniziale bouquet di frequenze le migliori dal punto di vista radioelettrico, destinandole alla sistemazione dei problemi generati dall’iniziale pessima pianificazione DTT applicata (in contrasto col Piano frequenze Agcom) dal dicastero dello Sviluppo Economico al tempo guidato da Paolo Romani. La motivazione della decisione del Governo di procedere comunque all’avvio della procedura di assegnazione sta probabilmente nella necessità di portare alla chiusura l’istruttoria di infrazione avviata nel 2006 dall’UE contro il nostro paese per incompatibilità dell’ordinamento giuridico di specie nazionale con le direttive europee, in quanto ritenuto dall’Europa eccessivamente protezionistico verso gli operatori analogici esistenti rispetto ai nuovi entranti. Come ricorda il Sole 24 Ore in un articolo odierno, “La commissione, per chiudere la procedura, ha chiesto la riserva di tre multiplex, il cui diritto d’uso sia ceduto per 20 anni, ai nuovi entranti e ai piccoli operatori, oltre a un "tetto" di cinque reti per ciascun operatore nazionale, con la cessione del 40% della capacità trasmissiva del quinto multiplex a operatori indipendenti. La Ue ha come obiettivo principale promuovere la concorrenza e chiuderà la procedura solo dopo aver verificato la riuscita dell’asta. Due dei tre multiplex in gara saranno in banda VHF, uno solo in UHF. Sky potrà partecipare – ma difficilmente lo farà – per un solo mux, in VHF. Rai, Mediaset e Telecom Italia Media sono escluse dalla gara. Potrebbe spuntare qualche operatore estero, magari per veicolare canali di nicchia? In caso, lo farebbe solo a un prezzo di base estremamente basso”. Insomma, la decisione di Catricalà sembra più un atto dovuto per evitare l’irrogazione delle sanzioni previste dai trattati UE in persistenza della violazione accertata che un’attività volta a far cassa. Tanto più che dalla (certamente irreale) supposizione di un incasso di 1.200.000.000 euro per gli iniziali 6 mux, si è scesi ad una comunque ottimistica previsione di 150.000.000 euro… Poca cosa per come sono messe le borse dello Stato. Ma sempre meglio di doverne sborsare ben di più a seguito di una sanzione UE. (M.L. per NL)