Centro Europa 7, editore della tv nazionale DVB-T2 omonima, ha formalizzato un esposto preventivo alla Commissione UE contro l’annullamento del beauty contest che il governo italiano ha in animo di disporre a breve.
L’assegnazione delle frequenze del dividendo interno (6 mux DTT tra DVB-T e DVB-H o, più plausibilmente, DVB-T2) attraverso una gara non competitiva (cioè con assegnazione delle risorse radioelettriche senza esborso economico da parte dei partecipanti, che se le aggiudicherebbero solo sulla base di progetti tecnico-editoriali di spessore) dovrebbe essere annullata dal Governo Monti – che l’ha già sospesa per ora sino al 20 aprile – dopo aver valutato che il mancato introito economico per le casse dello Stato sarebbe nell’ordine di diversi miliardi di euro (chi dice 3, chi 6). La genesi del beauty contest, lo ricordiamo, nasce da una procedura d’infrazione contro l’Italia, adottata dall’Europa in conseguenza dell’anomalia del settore televisivo italiano che impediva, di fatto, l’ingresso a nuovi operatori; la sanzione comunitaria era stata sospesa nel 2009 a seguito dell’impegno assunto dal governo italiano per consentire la rimozione delle restrizioni all’accesso a player diversi da quelli esistenti. Sennonché, come abbiamo visto, l’intera procedura di attribuzione delle frequenze del dividendo interno è ora stata bloccata e, se non sarà sostituita da un percorso che consentirà comunque a nuovi operatori di inserirsi nel limitato panorama tv italiano, la censura europea potrebbe riprendere vigore. In questo contesto, Europa Way, società controllata al 100% da Centro Europa 6, ha fatto domanda per l’attribuzione di un mux VHF ed è risultato l’unico soggetto ammesso all’assegnazione di uno dei canali disponibili in tale banda (non particolarmente appetibile, invero). Così, il gruppo dell’editore romano Di Stefano (al pari di Mediaset) non ha digerito la sospensione del beauty contest del governo Monti, impugnandola prima al TAR e poi censurandola davanti alla Direzione della concorrenza UE, in quanto iniziativa che si porrebbe "in contrasto con gli impegni assunti dall’Italia con la Commissione Ue". Nel merito, Europa 7 non critica in sé la decisione di trasformare la gara non competitiva in un’asta, soluzione che, per un verso, "ha ragione di porsi in relazione all’assegnazione aperta all’assegnazione di soggetti incumbent (Mediaset e Rai)", ma che, per l’altro, "non può prospettarsi per le frequenze riservate ai nuovi entranti e agli operatori minori". Come dire: RAI e Mediaset possono anche sopravvivere alla trasformazione del concorso, posto che essa «garantirebbe la prosecuzione dell’attuale posizione di dominanza», mentre analoga sorte non avrebbero i player minori. (M.L. per NL)